Fedele al romanzo e molto attento agli aspetti pedagogici della storia, il Pinocchio di Matteo Garrone è un salto di qualità estetica con un cuore tutto italiano.
Chi non conosce la storia di Pinocchio? Le avventure di un burattino pestifero che sogna di diventare vero. Scappa dalle braccia del suo babbo, mastro Geppetto, per partire con Mangiafuoco e il suo teatro dei burattini. Da qui partono le peripezie di Pinocchio che, per tornare dal suo babbo, affronterà mille ostacoli: dal Gatto e la Volpe al Paese dei Balocchi, dal diventare ciuchino all’essere mangiato dalla balena. Ma il grillo parlante e la fata turchina non lo perdono mai di vista.
Pinocchio sta all’Italia così come i supereroi stanno agli USA e Asterix alla Francia.
Dacché è nato il cinema ci sono state tantissime versioni di Pinocchio, dal Giappone alla Russia, dalla Germania agli Stati Uniti. Questi ultimi maestri nel rimaneggiare la storia originale con idee piuttosto discutibili (“Le straordinarie avventure di Pinocchio” del 1996 e il suo sequel “Le nuove avventure di Pinocchio” di tre anni dopo), tra le quali una rivisitazione erotica (“Le avventure erotiche di Pinocchio” del 1971).
Nessuno, però, è mai riuscito a catturare l’essenza della storia, il percorso di formazione del burattino… tranne noi italiani.
Perché Pinocchio e il mondo che lo circonda rappresentano la Nostra realtà, il Nostro modo di pensare, il Nostro spirito, il Nostro modo di vivere. Elementi che Matteo Garrone ha catturato in modo magistrale.
Roberto Benigni, dopo essere stato un Pinocchio poco memorabile diversi anni fa, torna stavolta nei panni più efficaci di Geppetto, in un mondo meno magico e più realistico, fatto di fame, lavoro e sofferenza. Ambientazioni quasi del tutto pugliesi, scelte ad hoc per rappresentare l’Italia post-unitaria, che era quella in cui ha vissuto Collodi.
Il Mangiafuoco di Gigi Proietti, il Gatto e la Volpe (Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini), la Fata Turchina (Marine Vacth) e tutti gli altri personaggi sono sospesi fra il fantastico e il reale, senza mai diventare macchiette. Così come i personaggi dichiaratamente immaginari come Pinocchio (Federico Ielapi), gli altri burattini, il Corvo e la Civetta (Massimiliano e Gianfranco Gallo), il giudice gorilla (Teco Celio) e il Grillo Parlante (Davide Marotta). Tutti simpatici e malinconici allo stesso tempo.
Nel Pinocchio di Garrone il messaggio pedagogico dello scrittore toscano domina su ogni cosa, supportato dalla magistrale colonna sonora di Dario Marianelli, da spettacolari effetti speciali in computer grafica e una impressionante tecnica prostetica, utilizzata da Mark Coulier, per dare vita al burattino e alle altre creature fantastiche senza l’apporto della CGI.
Il Pinocchio di Garrone è un abile comprimario della versione televisiva di Comencini e di quella teatrale di Carmelo Bene.
Titolo: PINOCCHIO
Con: ROBERTO BENIGNI, FEDERICO IELAPI, ROCCO PAPALEO, MASSIMO CECCHERINI, MARINE VACTH, GIGI PROIETTI
Montaggio:MARCO SPOLETINI – Fotografia: NICOLAI BRUEL – Musica: DARIO MARIANELLI
Costumi: MASSIMO CANTINI PARRINI – Scenografia: DIMITRI CAPUANI
Produttore associato: ALAINEE KENT – Co-produttore esecutivo: ANDREA ZOSO
Prodotto da: PAOLO DEL BROCCO, MATTEO GARRONE, ANNE-LAURE LABADIE, JEAN LABADIE, JEREMY THOMAS
Produttori esecutivi: ALESSIO LAZZARESCHI, MARIE GABRIELLE STEWART, PETER WATSON
Tratto dall’omonimo libro di: CARLO COLLODI
Sceneggiatura: MATTEO GARRONE, MASSIMO CECCHERINI
Regia: MATTEO GARRONE
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
Pinocchio – Trailer