I Mixotri ci parlano, in esclusiva, del loro nuovo album “Vorrei bastasse tutto questo” (Overdub Recordings), dal 2 aprile in formato fisico e su tutte le piattaforme di streaming digitale.
Cosa ha ispirato il vostro nuovo album “Vorrei bastasse tutto questo”, in particolare il racconto dell’imperatore Lao Shang che muore senza clamore e senza lasciare traccia?
Ci ha ispirato la banalità, l’insieme di cose ed azioni scontate se così vogliamo dire con le quali alla fine dei conti abbiamo a che fare appunto. La leggenda racconta che l’imperatore fosse a capo di un regno di guerrieri nomadi e che quindi, nonostante la sua figura fosse importante e rilevante per la sua comunità, non avrebbe potuto lasciare nulla in eredità proprio per la natura del popolo stesso che egli governava. Quindi: vorrei bastasse tutto questo.
Qual è il significato dietro il titolo dell’album e come si collega alle tematiche e alle esperienze raccontate nelle vostre canzoni?
L’album per l’appunto parla della banalità vista dai nostri occhi e i brani ne sono i racconti, ogni canzone racconta la banalità in diverse circostante, momenti e con protagonisti diversi.
Potreste condividere un po’ del processo creativo che avete seguito nella composizione e nella registrazione di questo album? Ci sono sfide particolari che avete affrontato durante il processo?
E’ stato un processo “abbastanza classico” in realtà, non diverso dal precedente album uscito qualche anno fa, ci troviamo comunque tutte le settimane a provare in sala prove, a prescindere dai progetti e non in corso. Nel corso dei mesi abbiamo imbastito quelle che erano le idee delle canzoni ed è stato tutto molto naturale, anche il cambio di sound, perlopiù dovuto alla sostituzione di alcuni musicisti e a un’evoluzione artistica nostra. La sfida particolare è sempre quella di finire le canzoni in tempo prima di arrivare in studio di registrazione, arriviamo sempre un po’ lunghi ma in realtà non crediamo neanche sia un problema. E’ una bella sfida.
Come descrivereste l’evoluzione del vostro suono e delle vostre influenze musicali da “Prospettive dall’Oblio” a “Vorrei bastasse tutto questo”?
Il suono è più maturo, più consapevole, l’ascolto più piacevole e fluente rispetto al primo che invece presentava caratteristiche poco innovative e un po’ datate. Ci possono essere opinioni diverse dal punto di vista artistico certamente, ma rimane un album costruito e suonato meglio. Chi era nel primo album ora è un po’ più vecchio ed esperto.
C’è un particolare messaggio che sperate che il vostro pubblico riceva attraverso questo nuovo lavoro?
Non è un vero è proprio messaggio in realtà, vi diciamo che la banalità è sempre lì con noi, osserviamola e decidiamo cosa fare per essere più o meno banali, non c’è nulla di sbagliato in entrambi i casi, semplicemente.