16 novembre 1990. Trent’anni fa debuttava sugli schermi “Home Alone”, “Mamma ho perso l’aereo”, una delle commedie natalizie più famose di tutti i tempi. Rimasto in cima alla classifica per 14 settimane, il film ha rivoluzionato la commedia per famiglie, ponendosi come modello per tante pellicole che, ancora oggi, non sono riuscite nemmeno ad eguagliarla. Una commedia divertente e violentemente sincera, con un processo di lavorazione travagliato e degno di un film a sé stante. Com’è nato “Mamma ho perso l’aereo”? Scopritelo in questo articolo!
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Perché a distanza di trent’anni “Mamma ho perso l’aereo” ha ancora tanto successo? Per le numerose gag meccaniche che strizzano l’occhio ai cartoni animati, per la veridicità della storia e per l’assenza di quel zuccheroso e ipocrita patetismo che caratterizza i classici film natalizi.
I personaggi sono spontanei e si relazionano tra loro proprio come nella vita reale. In loro c’è quel pizzico di cattiveria, di egoismo, di astuzia e di taccagneria che ci rende loro complici, così tanto da perdonare i signori McCallister per aver dimenticato il loro “tenero” pargoletto in casa, poiché ansiosi di partire per le vacanze natalizie. Ma del resto, quale bambino non desidererebbe almeno una volta rimanere solo in casa e lontano dall’ingombrante famiglia?
“Mamma ho perso l’aereo” è una pellicola targata John Hughes (1950-2009), indimenticabile sceneggiatore simbolo degli anni ’80 che, oltre ad aver realizzato la serie di commedie con Chavy Chase “National Lampoo Vacation”, ha scritto e diretto “Sixteen Candles” (1984), “Breakfast Club” (1985), “La donna esplosiva” (1985) e “Una pazza giornata di vacanza” (1986); tutti iconici cult movie che hanno rinnovato la commedia adolescenziale americana per l’intero decennio.
John Hughes
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Ma come nasce “Mamma ho perso l’aereo”? Ce lo racconta nel dettaglio “I film della nostra infanzia”, una dinamica docu-serie Netflix che, per l’occasione, ha riunito gran parte del cast tecnico e artistico.
L’idea di “Home Alone” nasce sul set di “Io e Zio Buck” (1989), ennesimo film scritto e diretto da John Hughes che vede come protagonisti il comico John Candy e il piccolo esordiente Macaulay Culkin, di appena 8 anni. Il talento comico del bambino attira la creatività di Hughes che, fino a quel momento, aveva lavorato solo con i teenager. La storia di Kevin McCallister, dimenticato dai familiari in vacanza nella sua grande casa che è costretto a difendere da due ladri “poco professionali”, è cucita proprio addosso a Macaulay.
John Hughes, vera “macchina da commedia”, scrive la sceneggiatura in un weekend. E’ perfetta. Turbolenta, scorretta quanto basta e non volgare, natalizia ma con poco spirito natalizio. Base di partenza per un film pianificato come carino e dalla dignitosa rendita al boxoffice.
Hughes vuole produrre il film ma non vuole dirigerlo. Assume così il giovanissimo Chris Columbus, già sceneggiatore di iconici successi come “Gremlins” (1984) di Joe Dante e “I Goonies” (1985) di Richard Donner. Il giovane, poco più che trent’enne, aveva già debuttato alla regia con “Tutto quella notte” (1987) e il clamoroso flop “Heartbreak Hotel” (1988). Columbus, in quel momento, era impegnato sul set di “National Lampoon’s Christmas Vacation” (1989), anch’esso scritto e prodotto da John Hughes e, a causa della poca sintonia col protagonista Chavy Chase, meditava di lasciar perdere la regia e di tornare definitvamente alla sceneggiatura.
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Hughes consiglia a Columbus di abbandonare il set di “National Lampoon’s Christmas Vacation” e di dedicarsi a “Home Alone”, ovvero “Mamma ho perso l’aereo”. A Chris Columbus è ossessionato dal Natale e la storia gli piace. Il giovane regista propone timidamente a Hughes alcune battute aggiuntive nel finale e lo aiuta a modificare leggermente la scena in chiesa tra Kevin e il “terrificante” vicino di casa: il vecchio Marley.
La sceneggiatura definitiva viene proposta alla Warner Bros. che accetta di finanziare il film con un budget risicato di 10 milioni di dollari. “Home Alone” è quindi un film a basso costo, con un regista (Chris Columbus), un montatore (Raja Gossnell) e un direttore della fotografia (Julio Macat) poco più che esordienti.
Hughes non ama Hollywood e non ama interagire con gli studios. La produzione dei suoi film è sempre avvenuta a Chicago e anche “Mamma ho perso l’aereo” non farà eccezione.
Le location esterne (casa McCallister, il negozio, la chiesa, …) vengono scelte tra Chicago e il vicino paese di Winnetka; mentre i set interni e gli uffici di produzione vengono sistemati nella “New Trier Township High School”: una scuola abbandonata che Hughes aveva utilizzato come location per “Breakfast Club” e “Una pazza giornata di vacanza”.
Per interpretare la coppia di ladri vengono subito scelti Joe Pesci (Harry) e Daniel Stern (Marv). Quest’ultimo, però, rifiuta la parte a causa della paga e, perciò, viene sostituito da Daniel Roebuck.
Daniel Roebuck (il mancato Marv)
Nel frattempo il budget del film è salito a 14,7 milioni di dollari. La Warner Bros. chiede alla produzione di scendere almeno a 13,5 ma ciò non è possibile. La Major, ritenendo il budget troppo alto, decide di fermare “Mamma ho perso l’aereo” in piena pre-produzione!
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Ma John Hughes, con i suoi superpoteri, è pronto a salvare la situazione. Mentre i rapporti con la Warner Bros. vacillava, Hughes stringe accordi con la 20th Century Fox, che accetta di realizzare il progetto con il budget di 14.7 milioni di dollari. Ora il film è pronto per essere girato!
Prima di passare alla cinepresa, però, c’è da risolvere un problema fondamentale! La coppia formata dal rude Joe Pesci e dal mattacchione Daniel Roebuck non funziona affatto! Chris Columbus, così, richiama Daniel Stern che, tornato sui suoi passi, riprende i panni di Marv. Ora nella coppia di ladri c’è una chimica perfetta!
DA SINISTRA: Daniel Stern (Marv) e Joe Pesci (Harry)
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Le riprese cominciano il 14 febbraio a Winnetka. La prima scena vede Kevin in una farmacia che, turbato dalla presenza del vicino di casa Marley (Robert Blossom), ruba il dentifricio che stava acquistando e, inseguito da un poliziotto, corre verso casa attraversando la pista di pattinaggio, realizzata con glicone ghiacciato (prato ricoperto con ghiaccio tritato) per mancanza di neve.
La prima nevicata, avvenuta durante il secondo giorno di riprese, permette alla troupe di girare la scena finale, nella quale Kevin riabbraccia la sua famiglia, tornata di corsa da Parigi per non lasciarlo solo il giorno di Natale. Oltre ai fiocchi di neve, la nevicata fu arricchita da fiocchi di patate che, nei giorni successivi, lasciò nei pressi della grande casa McCallister un terribile odore di patate marce.
La cantina allagata viene ricostruita nella cantina della “New Trier Township High School”, mentre i set natalizi rosso-verdi di casa McCallister vengono ospitati nella palestra dell’ormai famosa scuola.
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Fra la diligenza degli attori più piccoli e i capricci delle star più grandi, le riprese del film proseguono rispettando alla lettera il perfetto copione di John Hughes. L’unica eccezione è il comico John Candy, al quale Hughes lascia fare quello che vuole. Nel suo unico giorno di riprese, concesso per amicizia e con una paga inferiore a quella di Dan Charles (il ragazzo delle pizze), Candy rende il suo cameo da “re della polka del Midwest” uno dei pezzi comici più divertenti del film.
Anche la scena nella quale Kevin, in bagno, si passa il dopobarba sulla faccia è totalmente improvvisata! Nel copione, infatti, era previsto che il ragazzino, dopo essersi passato il dopobarba sulle guance, abbassasse le braccia e, dopo una piccola pausa, tirasse l’urlo. Nella pellicola, però, Kevin urla con le mani sulla faccia: un gesto spontaneo immortalato anche nella locandina del film.
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Macaulay Culkin ha 9 anni, ma regge la scena come e più dei suoi colleghi “veterani”. La scena in chiesa, nella quale Kevin approfondisce la conoscenza col temuto vicino “Marley” vede il ragazzino recitare con emozione e consapevolezza. Una delle scene più commoventi del film.
Raja Gossnell al montaggio e Julio Macat alla fotografia, curano la messa in scena ispirandosi ai cartoni animati. Il giovane direttore della fotografia trova il suo stile con una piccola telecamera di scorta (la “fottuta” telecamera) che, posizionata nei posti più impensabili, riusciva a regalare ampie inquadrature, utili a riprendere le pericolose acrobazie degli stuntman e a dare maggior risalto alle battute.
Le riprese terminano il 16 maggio 1990. La post-produzione dura 10 settimane, in una scuola deserta popolata solo dal montatore e dai suoi due assistenti. Il montaggio finale, però, non soddisfa Chris Columbus. Vuole una nuova colonna sonora! Ma il compositore Bruce Broughton, che aveva realizzato il commento musicale, non era più disponibile. Come fare? Chris Columbus fa una battuta: «E se chiamassimo John Williams?»
John Williams, autore di temi musicali indimenticabili, da “Star Wars” a “E.T”. a “Indiana Jones”, incredibilmente accetta! … E’ un miracolo di Natale!
Con la colonna sonora di John Williams l’aspetto del film cambia totalmente ed è pronto per ottenere il suo discreto successo nelle sale cinematografiche.
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Quel 16 dicembre 1990, in piena Festa del Ringraziamento, “Home Alone” arriva in sala. La critica non è molto favorevole nei suoi confronti (viene definito “Una pazza giornata di vacanza per preadolescenti”) e l’avversario al botteghino è “Rocky 5” con Sylvester Stallone, definito un successo annunciato.
Le proiezioni davano a “Home Alone” un incasso di 8 milioni di dollari nel primo weekend, più che dignitoso visto il target di riferimento e il budget speso. Ma la realtà supera le proiezioni!
“Home Alone”, nel primo weekend, incassò 17 milioni di dollari, ottenendo il primo posto in classifica. Una posizione che ha conservato per ben 14 settimane, sconfiggendo “Rocky 5” e tutti gli avversari che ostacolavano il suo cammino.
In Italia “Mamma ho perso l’aereo” arriva il 18 gennaio 1991, quando è già diventato un cult a livello internazionale. Il film conquista anche i cuori dei bambini italiani, diventando un classico natalizio trasmesso regolarmente in televisione fra novembre e dicembre.
“Home Alone” ha rivoluzionato la commedia per famiglie. Il modello “bambino vs ladri” viene ancora riproposto in migliaia di film, senza mai raggiungere quell’iconicità senza tempo del capostipite.
John Hughes, dopo aver posto le basi della commedia adolescenziale anni ’80, è diventato il punto di riferimento della commedia per famiglie dagli anni ’90 in poi, sfornando altri piccoli cult come “Beethoven” (1992), “Dennis la minaccia” (1993), “Baby Birba” (1994), “La Carica dei 101” (1996) e “Flubber” (1997).
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Hughes cura anche la sceneggiatura anche di alcuni sequel di “Home Alone”, inaugurando un vero e proprio franchise:
- “Home Alone 2: Lost in New York” (1992), ancora diretto da Chris Columbus e musicato da John Williams. “Mamma ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York” vede la famiglia McCallister partire per Miami. Giunti in aeroporto, però, Kevin sbaglia gate e si imbarca sull’aereo per New York. Giunto nella Grande Mela, Kevin riesce ad alloggiare al Plaza Hotel, “l’albergo più eccitante di New York” (con un cameo di Donald Trump). Ma il perfido concierge dell’hotel e i redivivi ladri Harry e Marv, sono pronti a rovinare le vacanze di Kevin. Il film è un successo, così come il precedente. Per Chris Columbus si aprono anni di successi, che passano per “Mrs. Doubtfire”, “L’uomo bicentenario”, “Pearcy Jackson” e i primi due film della saga di “Harry Potter”.
- “Home Alone 3” (1997) è l’ultimo film della serie scritto da John Huges. In cabina di regia c’è Raja Gossnell, già montatore dei capitoli precedenti. In “Mamma ho preso il morbillo” il protagonista è Alex, un ragazzino di 9 anni di Chicago pronto a difendere la sua casa da un gruppo di ladri internazionali che cercano di riprendersi un micro-chip finito per errore nella sua automobilina telecomandata. Con una serie di astute trappole, il piccolo consegna i ladri alla giustizia e, indirettamente, riesce a fermare l’attacco di una organizzazione terroristica nordcoreana. Questa spy story (dove il clima natalizio è praticamente inesistente) è un po’ troppo sopra le righe, ma risulta accettabile grazie alla dinamica scrittura di Hughes e alla regia di Raja Gossnell, regista dei futuri “Scooby – Doo” e “I puffi”.
- “Home Alone 4: Taking Back the House” (2002) di Rod Daniel. Un aborto totale. “Mamma ho allagato la casa” vede un cast totalmente nuovo interpretare Kevin e i signori McCallister. Spariti i fratelli di Kevin, così come la casa di Chicago, i McCallister stanno per divorziare e Kevin utilizza delle orribili trappole tecnologiche per difendere la casa da una coppia di ladri formata dal redivivo Marv (non più Daniel Stern) e dalla sua fidanzata Vera. Un film totalmente inutile e del tutto sacrilego, sia nel suo terribile recupero di personaggi entrati nella Storia del Cinema, sia nell’utilizzo di un umorismo convenzionale e zuccheroso (si sente la mancanza di John Huges!)
- “Home Alone: The Holiday Heist” (2012) di Peter Hewitt. Girato in Canada, “Mamma ho visto un fantasma” vede il piccolo Finn, appassionato di videogiochi, difendere la casa da un terzetto di ladri pronti a trafugare un antico quadro dall’inestimabile valore. Umorismo convenzionale e dimenticabile, ma la trama e le trappole sono più godibili del film precedente.
Dopo essere diventato anche un videogame (per Sega MegaDrive e PlayStation 2), a dicembre 2020, sulla piattaforma Disney+, dovrebbe uscire il sesto film del franchise, intitolato semplicemente “Home Alone”, con il piccolo Archie Yates nei panni del pestifero Max. Gli appassionati sono divisi sull’esito del progetto. Il primo film è ormai una icona per grandi e piccini, eguagliato parzialmente solo dal suo immediato sequel. Ma se questo nuovo “Home Alone” avrà almeno l’atmosfera simile al quinto capitolo, si potrà tirare un piccolo sospiro di sollievo.
Archie Yates
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