Firenze, 15 febbraio – Il documentario “El Numero Nueve Gabriel Omar Batistuta” di Pablo Benedetti prodotto da Sensemedia, con Mirror e Sartoria dell’Immagine, distribuito da Zenit Distribution, dopo la presentazione alla Festa del cinema di Roma e a causa dell’emergenza sanitaria, è visibile sulle piattaforme Amazon, Chili, disponibile su Sky e in home video su Ibs e Feltrinelli.
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E’ la storia che racconta la vita di Batistuta e tutta la sua carriera. Tra le pagine di questa narrazione, sarà lo stesso Gabriel ad accompagnare lo spettatore lungo un filo conduttore permeato di ricordi e aneddoti mai svelati. Un quadro intimista, uno sguardo sincero volto a mettere in luce ogni segreto, ogni retroscena capace di chiarire ancora più a fondo i caratteri della sua persona, dell’uomo che per tutti, da sempre, si cela dietro un memorabile numero 9. Non essere un numero per essere libero, incarnare un numero per essere unico…perché questo è Batistuta.
Sarà la sua “voce” a raccontarci, finalmente, cosa è stato disposto a fare per diventare il campione che oggi tutti conoscono. I sacrifici e la perseveranza che lo hanno portato a vincere con i club e l’Albiceleste, la caparbietà di rialzarsi dopo ogni sconfitta grazie agli affetti di chi lo ha sostenuto lungo questi anni.
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L’importanza di sua moglie, dei suoi figli e degli amici dentro e fuori dal campo. E ancora le sue scelte, Firenze, l’Argentina, Roma ed una tenacia tale da compromettere addirittura la sua stessa salute. Tra le righe di queste pagine un pallone che rotola attraversando confini, senza muri né età, affascinando grandi e bambini in ogni angolo della terra.
Non mancheranno, infatti, i successi sportivi e i gol che hanno incantato il mondo, un racconto per immagini di un uomo semplice che ha fatto dei suoi valori la sua più grande vittoria: “Una volta dissi che il calcio non mi piaceva. Lo feci però solo per proteggermi, per alleggerire la pressione della stampa e dei tifosi. Era una menzogna. Da piccolo preferivo fare altro, è vero, ma poi crescendo il calcio è diventato la mia passione e il mio lavoro. In realtà amo tutto del football, la tattica, gli allenamenti, le partite. Sono arrivato al punto di compromettere la mia salute per questo. Non credo occorra aggiungere altro”.
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