Chi ha visto oppure avrebbe intenzione di guardare Adrian, la serie animata realizzata da Adriano Celentano, non può tralasciare Joan Lui, musical drammatico scritto, diretto, montato e interpretato dal Molleggiato nel 1985. Un film che può essere considerato il “papà” di Adrian. Ma di cosa tratta Joan Lui?
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Adrian, la serie animata di e con Adriano Celentano è sicuramente un so bad it’s good: una produzione di qualità tecnica e contenutistica discutibile sotto molti aspetti, nonostante le partecipazioni di grandi personalità artistiche che vi hanno collaborato (Milo Manara ai disegni, Nicola Piovani alle musiche e Vincenzo Cerami alla supervisione dei testi). Ma che cos’è Adrian?
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Adrian è il punto di vista del suo creatore, il suo sguardo sul mondo. E a renderla speciale è Celentano stesso, che qui non si pone come critico e osservatore della contemporaneità, ma come Salvatore dell’Umanità, portatore di Verità, un Redentore, un guerriero pacifista a favore della Natura e contro ogni qualsiasi forma di “civilizzazione” e di inquinamento.
Tra monologhi e canzoni, Adrian è il mezzo attraverso il quale Celentano diffonde il suo pensiero, a volte giusto, a volte discutibile, talvolta intricato, talvolta banale. Ma gran parte di esso era già stato espresso dal Molleggiato nel 1985, quando portò sugli schermi il suo ultimo film da regista: Joan Lui.
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Ultimo della “trilogia” di film scritti, diretti, musicati, montati e interpretati da Celentano, in Joan Lui il Molleggiato interpreta una “reincarnazione” del Messia, chiamato appunto Joan Lui, che giunto dal nulla e grazie alle sue abilità canore diventa un artista di successo. Grazie al sostegno di Judy (Marthe Keller), a Winston (Gian Fabio Bosco) e a Musico (Mirko Setaro) si serve del mezzo televisivo per predicare la salvezza dell’Umanità dall’inquinamento, dalla droga, dagli omicidi e da tutti i mali che affliggono la società. A combatterlo c’è il malvagio Signore del Mondo, Jarak (Haruhiko Yamanouchi).
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In Joan Lui, Celentano delinea una personale visione della storia messianica, fatta di simbolismo e di critica sociale. Il mondo è diviso in capitalisti e comunisti, i primi rappresentati dal Giornale dell’Ovest e i secondi dal Giornale dell’Est. In quest’ultimo lavora Tina Foster (Claudia Mori), fervente giornalista “falce e martello” e amore non corrisposto di Joan Lui, che vive in un appartamento decorato da quadri raffiguranti Marx, Stalin e Lenin.
Un treno carico di feti morti congelati destinati ai cosmetici e il rapimento della giovane Emanuela Carboni (Federica Moro), chiaro riferimento ad Emanuela Orlandi, sono i riferimenti più forti all’attualità del periodo, dominata dal consumismo, dalla violenza e dalla televisione. Una televisione della quale lo stesso Joan Lui ha il controllo, grazie a uno speciale telecomando che gli permette di andare in onda quando vuole. Quest’ultimo è uno dei tanti paradossi di Joan Lui che, come Adrian, predica la Verità e la Libertà ritenute tali solo se rispecchiano il pensiero del protagonista della vicenda.
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Che Joan Lui e Adrian siano quindi dei “Dittatori della Libertà”? … Qui le risposte possono essere tante e tutte molto soggettive. Tuttavia la visione pessimistica del mondo assume in Joan Lui un aspetto poco drammatico e molto comicamente macchiettistico. Drogati che si “bucano” con naturalezza come se mangiassero caramelle, e che festeggiano compleanni con torte colme di siringhe accese che spengono come fossero candele. Joan Lui che canta in inglese nella discoteca “Il tempio”, dove i sottotitoli sono omessi per dare l’impressione che il protagonista canti in aramaico antico. Judy, incarnazione di Giuda, che sogna continuamente la sua impiccagione. Jarak che riceve un Uovo di Pasqua gigante contenente un fantoccio di Joan Lui e una croce sulla quale crocifiggerlo.
Sono tante le memorabili scene kitsch di questo primo “testamento artistico” di Celentano, che condivide con Adrian (il secondo “testamento artistico”) un budget stratosferico. Tra i 20 e i 28 milioni di euro Adrian, oltre 20 miliardi di lire Joan Lui. Cifre stratosferiche a dispetto di un insuccesso di critica e pubblico che ha bocciato entrambi i lavori del Molleggiato. Joan Lui, però, si distingue da Adrian per una maggior qualità tecnica che si nota nelle scenografie di Lorenzo Baraldi e, soprattutto, nella fotografia di Alfio Contini e nel montaggio serrato realizzato dallo stesso Celentano.
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Joan Lui è tecnicamente un videoclip di due ore e mezza con una estetica decisamente anni ’80 ma terribilmente innovativa e accattivante anche per i giorni nostri. Il volume della musica ha la meglio sul volume della parola, ma sono i lunghi silenzi a troneggiare su entrambi i litiganti. Un silenzio che, spesso, vuole essere la risposta ai fiumi di parole della politica, argomento cardine verso il quale (a suo modo) si scaglia il “messia” Joan Lui.
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La storia di Joan Lui ripercorre quella di Gesù, dalla nascita in una capanna ricavata in una stazione del treno abbandonata ai quaranta giorni di meditazione nel deserto (ricavato nell’ufficio di Jarak) fino all’ultima cena (sul palco di un teatro), alla morte e alla (immediata) resurrezione, che segna l’inizio di un delirante e apocalittico finale, imperdibile per gli amanti del trash.
Il film è attualmente disponibile su Prime Video.