L’avventura italiana nell’esplorazione dell’universo. Da 90 anni fa al futuro, da una piccola città a Marte.
Arriva in prima mondiale al BIF&St, il Bari Internationl Film Festival, Spazio Italiano – Dalle origini al Progetto San Marco, il nuovo film documentario di Marco Spagnoli che esplora l’impegno dei tanti italiani e delle Istituzioni che hanno raggiunto lo Spazio, e che hanno consentito il progresso e nuove scoperte alla più grande avventura umana moderna.
Prodotto da Luce Cinecittà, Spazio italiano è scritto da Marco Spagnoli e Francesco Rea, e vede l’impiego di straordinari immagini di repertorio, dagli Archivi del Luce, della NASA, dell’Agenzia Spaziale Italiana, dell’Agenzia Spaziale Europea, delle Teche Rai, accompagnati dalla voce narrante di un attore popolare e amato come Vinicio Marchioni. Il documentario di Spagnoli sarà proiettato a Bari in anteprima martedì 29 marzo, alle 16.00 al Teatro Piccinni, seguito da un panel, moderato dal regista e da Francesco Rea, che riunirà il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, Giovanni Sylos Labini Ceo di Planetek , Giuseppe Acierno, presidente Distretto Tecnologico Aerospaziale, il giornalista Giovanni Caprara, Massimo Comparini, AD di Thales Alenia Space Italia e Luciano Guerriero, primo presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana.
SINOSSI
La storia dell’esplorazione dello Spazio nel ‘900 è quasi sempre associata alle due superpotenze degli Stati Uniti e dell’URSS. Poco è noto che l’Italia ha svolto un ruolo importante nella più grande avventura umana contemporanea. Talvolta cruciale: l’Italia è ad esempio il primo paese dopo America e Russia ad aver spedito nello Spazio un satellite. Spazio Italiano racconta l’evolversi di questo rapporto poco noto e straordinario, un’epopea fatta di talenti, intuizioni geniali, abilità scientifiche e sottili strategie politiche. Un racconto appassionante e inedito che ci rivela quanto siamo stati grandi, e soprattutto a quali grandi prospettive possiamo ambire.
La storia dell’Italia e del suo rapporto con lo Spazio inizia negli anni Trenta: a Guidonia, infatti, viene creata la cosiddetta Città dell’Aria che raccoglie alcuni degli scienziati italiani più preparati rispetto a questioni come la prima camera a reazione. Pur non avendo avuto ancora applicazioni pratiche, le ricerche italiane porteranno, durante la seconda guerra mondiale, a creare Larson, un progetto segreto simile a quello che ha portato Wernher von Braun in America, dedicato solo agli scienziati italiani. Se uno di loro, Edoardo Amaldi, si rifiuterà categoricamente di andare negli USA, diventando così il padre della fisica italiana, un altro, Antonio Ferri, partigiano pluridecorato, verrà convinto da Moe Berg, ex stella del baseball diventato spia poliglotta, ad andare in America, dove darà un contributo fondamentale alla stabilizzazione dell’F1, ovvero il motore di quello che sarà l’Apollo 11, portando l’uomo sulla Luna.
In Italia, invece, il professore della Sapienza Luigi Broglio, generale dell’aviazione, prenderà in mano il progetto satellitare italiano, arrivando, grazie ai buoni uffici di Amintore Fanfani, Giorgio La Pira e Enrico Mattei, a creare due progetti: il primo è il lancio del primo satellite italiano chiamato San Marco, terzo dopo URSS e USA nel 1964. L’altro è la creazione di una base di lancio in Kenya a Malindi.
Broglio è stato uno scienziato del calibro di Marconi ed Enrico Fermi, ma quando arriverà la necessità di fare entrare l’industria nella conquista spaziale italiana, preferirà andarsene.