Risorgi Italia: i commercianti di Cisternino

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Anche da Cisternino si alza la protesta degli HORECA, l’acronimo che raggruppa hotel, ristoranti, trattorie, pizzerie e bar, che in 15, questa sera hanno deciso di “riaprire” simbolicamente le loro attività chiuse ormai da due mesi.

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Sotto il comune urlo #risorgiamoitalia gli esercenti, settore trainante dell’economia italiana e dell’offerta per la maggior parte popolato da piccole e medie imprese, tra i più colpiti dall’emergenza coronavirus e dalle misure introdotte dai DPCM del presidente Giuseppe Conte, che hanno determinato un blocco netto delle attività e evidenti disagi nel mondo del lavoro,vengono lasciati ancora oggi senza aiuti concreti da parte dello Stato.

La sentita protesta, alla quale segue la consegna simbolica delle chiavi delle loro attività al Sindaco, vuole rimarcare la situazione di grave difficoltà, ma soprattutto di incertezza in cui versano tutti gli operatori del comparto, nel dover far fronte a sempre più complesse prescrizioni sanitarie, fiscali e burocratiche, pur di dover riaprire la propria attività, e senza alcuna garanzia per il futuro.

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Ad oggi gli esercenti dopo aver accettato responsabilmente e unitamente le prescrizioni sanitarie, emergenti e urgenti, con la fiducia di un interessamento concreto dello Stato, si sentono adesso completamente abbandonati a loro stessi, e, in molti, sul punto di dover ridimensionare o chiudere la loro attività, sommersa da numerosi pagamenti, adempimenti e spese fisse.

La preoccupazione di tutta la categoria, a due mesi dall’emergenza, diviene concreta e allarmante soprattutto dinanzi alla prospettiva di una vita lavorativa compromessa dall’assenza di turisti e da misure di distanziamento sociale, difficilmente conciliabili con l’ospitalità e l’accoglienza tipiche del settore alberghiero, della ristorazione e della somministrazione, a Cisternino come in tutt’italia.

Il Settore riapre, con i suoi tavoli apparecchiati, le sue luci e i suoi profumi, purtroppo solo simbolicamente, per una notte, non per non accogliere ospiti o avventori, ma per urlare ascolto, condivisione e partecipazione nelle scelte governative, ricordando che se chiude questo comparto, fallisce l’Italia e la sua innata vocazione internazionale.

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