Alberto & Stanlio. Uno è italiano, l’altro è britannico. Il primo, il 15 giugno, avrebbe fatto 100 anni; il secondo ne avrebbe fatti 130… il giorno dopo!
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Uno era scapolo, l’altro si è sposato sette volte. Il primo ha creato tantissimi personaggi ironici e spietati, donando un contributo impareggiabile alla Commedia all’Italiana. Il secondo ha creato “solo” una coppia: Stanlio & Ollio, mito irraggiungibile per chi vuole portare nel mondo un po’ di sana Comicità.
Perché qui si parla di Comicità, di comicità con la “C” maiuscola. Dove l’ingenuità diventa diabolico cinismo e il cinismo diabolica ingenuità, il tutto all’insegna di una spontanea irriverenza e di un sano egoismo, di una lotta tra il “singolo” e il resto di una società ipocrita che, alla fine, risulta sempre la vincitrice… anche se moralmente sconfitta.
Di questo tipo di Comicità, Alberto Sordi e Stan Laurel (Stanlio) erano sia il braccio che la mente. Entrambi scrivevano, interpretavano e talvolta dirigevano i loro film. Nelle loro storie tracciavano un ritratto spietato della società in cui vivevano, descrivendola come aggressiva e fintamente perbenista, ma senza mai giudicarla con tono accusatorio. Loro si infiltravano al suo interno e cercavano di scardinarla, sempre per i propri (quasi mai nobili) scopi, non sempre raggiungibili.
La comicità di Stanlio & Ollio era molto fisica (“slapstick”), e aveva percorso i binari del teatro di vaudeville, del cinema muto e di quello sonoro, accompagnando il suo pubblico dai ruggenti anni ’20, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. L’umorismo di Alberto Sordi, invece, era più votato alla parola, elemento essenziale del teatro di varietà, della radio e di un cinema italiano post-bellico con pochi mezzi tecnici ma tanta voglia di fare.
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L’arte della Parola è stato il punto d’incontro tra Sordi e la coppia simbolo della Comicità nella prima metà del Novecento. Nel 1938, infatti, ad appena 18 anni di età, un giovane Alberto Sordi diventava ufficialmente il terzo componente del duo Stanlio & Ollio, prestando la sua voce da basso al più corposo dei due: Oliver Hardy (Ollio). Insieme a Mario Zambuto (doppiatore di Stanlio e successivamente docente universitario negli USA), Sordi contribuì ad aumentare il successo italiano di Stanlio & Ollio, creando un lessico originale e accattivante, costituito principalmente da parole con l’accento spostato (“stupìdo!!!”). Momento memorabile di questa “relazione vocale” fu l’interpretazione di “Guardo gli asini che volano nel ciel”, versione italiana della canzone “Shine on”, cantata da Oliver Hardy ne “I Diavoli Volanti” del 1939. Qui di seguito potete vedere sia la scena in lingua originale che quella doppiata in italiano. Si può notare come la bravura vocale del giovane Sordi sia una valida alternativa alla talentuosa voce tenorile di Ollio.
Oliver Hardy – “Shine on”
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Alberto Sordi – “Guardo gli asini che volano nel ciel”
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Mentre Ollio canta, Stanlio si esibisce in un balletto, entrambi giunti all’apice della loro carriera negli Stati Uniti e nel mondo. Un anno dopo Laurel & Hardy “divorziarono” dal loro storico produttore Hal Roach (chiave del successo di questo duo, così come, secondo me, De Laurentiis lo fu per la coppia Boldi-De Sica) e nel 1945, dopo una serie di film scadenti per la 20th Century Fox, Stanlio & Ollio girarono la loro ultima pellicola americana “I due toreador”, molto lontano dagli standard comici del duo, ormai visibilmente invecchiato. In tutti questi anni, Sordi e Zambuto continuarono a prestare le loro voci alle performance del duo anglo-americano, non solo per lavoro ma anche per una stima professionale nei confronti di questi grandi veterani della comicità.
Alla fine della guerra, Stanlio & Ollio lasciarono temporaneamente gli Stati Uniti e il mondo della celluloide, per dedicarsi a una tournée teatrale in Europa, dove la loro fama era ancora grande, toccando il Regno Unito, la Danimarca, la Francia, il Belgio e la Svezia. In questi spettacoli riproposero i loro sketch, ottenendo un grande successo… e un nuovo film: “Atollo K”!
“Atollo K” era un’ambiziosa produzione franco-italiana, che sulla carta doveva addirittura far incontrare Stanlio & Ollio con il francese Fernandel (“Don Camillo”) e l’italianissimo Totò! … Ma alla fine nulla di questo avvenne, e l’unico attore italiano di rilievo che incontrarono… fu Alberto Sordi!
Stanlio & Ollio arrivarono in Italia nel giugno del 1950, due mesi prima delle riprese, per una tournée promozionale del film già annunciato. Fecero tappa a Sanremo, a Milano e, infine, a Roma. Accolti da una folla trionfale, il duo comico si esibì la sera del 25 giugno a Villa Aldobrandini, sul colle del Quirinale, in uno spettacolo all’aperto con biglietti gratuiti per i bambini. Mentre la coppia si esibiva, Sordi e Zambuto, nascosti dietro a una tenda, prestavano loro quelle voci che il pubblico italiano aveva imparato ad amare. Alla fine dello spettacolo, Alberto Sordi uscì sul palcoscenico della villa per parlare al microfono, e questo momento storico fu immortalato da una fotografia, ritrovata ultimamente in uno dei suoi album, conservato all’interno del suo archivio personale. Allo spettacolo seguì una cena, nella quale Stanlio, Ollio e Alberto Sordi, si scambiarono impressioni sul mondo del Cinema.
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”Per me vederli, conoscerli, fu un’emozione immensa, mi sentivo tornato bambino”, disse l’attore diversi anni dopo. Nel 1950 la carriera di Alberto Sordi era in rapida ascesa. Aveva raggiunto la popolarità grazie ai personaggi radiofonici di Mario Pio e del compagnuccio della parrocchietta, che di lì a breve sarebbe diventato il personaggio del suo primo film da protagonista: “Mamma mia che impressione!” (1951). Negli anni successivi, tra “Un Americano a Roma” (1954), “Fumo di Londra” (1966), “Un Borghese piccolo piccolo” (1977), “Il Marchese del Grillo” (1981) e “Incontri Proibiti” (1998), l’Albertone nazionale creò tanti personaggi, cinici e simpatici, che in tantissimi film seppero descrivere l’Italia del dopoguerra, l’Italia del boom, l’Italia della crisi e l’Italia del nuovo millennio, con un grado di immedesimazione da parte del suo pubblico che non ha eguali.
Stanlio & Ollio, invece, erano pronti a gettarsi nella travagliata lavorazione del disastroso “Atollo K” che, tra malattie e ostacoli di ogni tipo, richiese un intero anno di lavoro, con un risultato disastroso. A questo film seguì un’ultima tournée teatrale in Gran Bretagna, fino all’addio alle scene nella seconda metà degli anni ’50.
Quell’incontro tra Stanlio e Alberto, a Villa Aldobrandini, potrebbe essere interpretato come un passaggio di testimone tra due menti comiche geniali, che seppero descrivere i cambiamenti della società di un intero secolo, con una comicità a tratti diversa ma mai realmente surreale e sempre con i piedi per terra.
Buon compleanno Stan. Buon compleanno Alberto.
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