La leggenda della Grotta Zinzulusa

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La Grotta Zinzulusa, situata nel cuore del Salento, lungo il tratto di costa che collega Castro Marina a Santa Cesarea Terme, è una delle meraviglie naturali della Puglia, correlata anche da una misteriosa leggenda.

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Formatasi durante il cenozoico, per effetto dell’erosione dell’acqua sul sottosuolo calcareo salentino, la grotta prende il nome dall’imponente numero di stalattiti e stalagmiti contenute al suo interno, dette “zinzuli” (stracci) nel dialetto locale.

Scoperta nel 1793 dal vescovo Antonio Francesco del Duca, la Grotta Zinzulusa è aperta al pubblico dal 1957, nel pieno degli studi archeologici che, tra gli anni ’50 e gli anni ’70, hanno riportato alla luce numerosi reperti del paleolitico e del neolitico, oggi conservati presso il Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia di Maglie (Le).

 

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La grotta ha una lunghezza di circa 160 metri, suddivisa in tre parti caratteristiche:

  • La Conca, situata poco dopo l’ingresso. Una caverna con base ellittica che custodisce la maggior quantità e varietà di stalattiti e stalagmiti, alcune delle quali, per la straordinaria somiglianza con alcuni oggetti, prendono nomi quali, ad esempio, Pulpito, Prosciutto e Spada di Damocle. Essa si apre verso il Corridoio delle Meraviglie, il tratto più lungo della Zinzulusa. Lungo il corridoio si trova un  laghetto, chiamato Trabocchetto, nel quale ristagna un’acqua limpida e dal sapore dolciastro. Alla fine del corridoio si entra nella seconda parte della grotta: 
  • La Cripta (o Duomo), una caverna di dimensioni ridotte, alta circa 25 metri. Essa presenta un numero ridotto di stalattiti e stalagmiti ed è ricca di colonne calcaree.
  • Il Cocito, un piccolo bacino chiuso trasformatosi in un sistema ipogeo subacqueo. Secondo la mitologia greca, il Cocito è uno dei cinque fiumi degli Inferi, protagonista assoluto della nostra leggenda…

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Si narra, infatti, che molto tempo fa dimorasse nelle vicinanze della grotta il Barone di Castro, un uomo crudele, ricchissimo e tremendamente avaro che, dopo aver fatto morire di dolore la sua povera moglie, aveva costretto la sua unica figlia a vivere una vita di stenti, con indosso un vesitot fatto solo di stracci. 

Una fata, impietosita dalla vicenda, regalò alla ragazza un vestito bellissimo, grazie al quale sposò un principe del luogo, noto per la bellezza e la bontà. La giovane si sbarazzò del vestito fatto di stracci, che volò fino a pietrificarsi nelle pareti della grotta, facendo nascere i “zinzuli”. 

Il terribile padre, invece, fu fatto sprofondare dalla fata nelle profondità marine vicino alla grotta. L’impatto fece emergere dal mare le acque infernali del Cocito, che da quel giorno riempirono la Grotta Zinzulusa.  

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Se entrate nella Grotta Zinzulusa, noterete nelle acque del Cocito degli strani piccoli crostacei, privi di pigmenti e completamente ciechi. Questa rara specie, denominata “Typhlocaris salentina”, sembra essersi formata successivamente ai prodigi che portarono alla nascita della grotta.
 
Scienza o leggenda, qual è la verità? Lo scoprirete solo visitando la Grotta Zinzulusa!
 
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Giuseppe Gallo

Giuseppe Gallo

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