Un percorso avventuroso fra le impervie stradine del massiccio del Matese, sospeso nel vuoto e a 140 metri da terra!
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Il ponte tibetano si trova a Roccamandolfi, comune in provincia di Isernia (Molise) nato durante la dominazione dei longobardi e poi conquistato dai Normanni, che sulla sommità del colle sul quale sorge il paese, utilizzarono una preesistente costruzione longobarda per edificare un castello, le cui rovine troneggiano ancora sulla vetta.
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A pochi metri dal castello si trova un canyon ricco di vegetazione, scavato dal fiume Callora, attraversabile attraverso il cosiddetto “Ponte Tibetano”: un adrenalinico ponte metallico lungo 234 metri e sospeso a 140 metri di altezza dal suolo. Il ponte è raggiungibile a piedi, attraverso una impervia stradina fatta di piccoli tornanti, che già di per sé è un percorso avventuroso, nel quale dover fare attenzione a dove mettere i piedi per evitare di scivolare. Un crescendo di adrenalina che raggiunge il suo culmine con l’arrivo davanti al ponte tibetano. Uno spettacolo incredibile!
Questo ponte sospeso, che dondola leggermente al passaggio dei temerari avventurieri, può far paura a chiunque soffra di vertigini. Ma se siete dei fifoni coraggiosi, e non vi fate dominare dal brivido in sicurezza di questo ponte, sarete voi a vincere il duello, portando a casa dei ricordi indimenticabili e una maggior sicurezza in voi stessi, grazie a una esperienza ad alta quota che vi permetterà di “volare” su una piattaforma metallica osservando il canyon dall’alto in basso.
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Subito dopo il ponte, è possibile raggiungere le rovine del castello normanno-longobardo, posto in cima al colle e raggiungibile attraverso un percorso che vi permetterà di ammirare lo spettacolare panorama montuoso dell’appennino sannita.
Le rovine del castello di Roccamandolfi raccontano storie gloriose. Nel 1195, infatti, durante la guerra tra il principe normanno Tancredi e Enrico VI di Svevia, nel castello trovò rifugio Ruggero di Mandra, conte di Molise e discendente di Riccardo, personaggio eminente della corte normanna, che, nel 1196, resistette, fino alla resa, all’assedio della rocca da parte delle truppe imperiali.
Nel 1220, invece, quando re Federico II di Svevia ordinò l’abbattimento della fortezza di Roccamandolfi, vista come pericolo per il potere centrale, il conte di Molise Tommaso da Celano si asserragliò con moglie e figli nel castello, circondato dalla massima parte dei suoi soldati. La fortezza di Roccamandolfi resistette all’attacco di Tommaso d’Aquino che, per farlo capitolare, scelse la strategia dell’assedio. Nel 1223, dopo una strenua resistenza, gli abitanti della fortezza si arresero e il castello di Roccamandolfi (all’epoca, Rocca Maginulfi) fu demolito per ordine regio ad opera del Conte di Acerra.
Salendo in cima al colle è possibile ammirare i resti del castello, che conserva, parzialmente integri, alcuni elementi del suo periodo più glorioso. L’interno della fortezza è ancora visitabile, anche se bisogna fare attenzione a eventuali serpenti che si possono trovare al suo interno. Dall’esterno del castello, tuttavia, è possibile ammirare un paesaggio mozzafiato, che di quell’epoca ne conserva intatta la bellezza.
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Roccamandolfi, con il suo castello ed il suo ponte tibetano, rappresentano una meta imperdibile per gli amanti della natura, dei paesaggi, delle montagne e del brivido ad alta quota.
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