La prima domenica di ogni mese di questo 2021 la dedico sempre ad argomenti a me assai familiari: musica, teatro, danza. Alle origini e ai vari periodi. Il tre gennaio è toccato alla musica ed oggi al teatro.
Invero, le tre tipologie d’arte a me care, partono tutte da un’esternazione, una ricerca e un timore per il divino. Da quando l’uomo è nato ha sempre avuto bisogno di credere nell’esistenza di qualcuno al di sopra di lui, pur non vedendolo e non incontrandolo su un piano fisico.
Le prime forme di teatro risalgono ad ottomila anni indietro, con l’espressione delle danze tribali e dei riti religiosi. La prima produzione drammatica è del 1887 a.C e fu dedicata al dio Osiride, in Egitto. Ma il teatro ha trovato la sua consacrazione nell’antica Grecia, ad Atene, nella metà del VI sec. a.C..
Il termine “teatro” deriva dal verbo greco “theàomai” che significa osservare, guardare. Pubblico che guarda attori.
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Il poeta Tespi pare sia stato il primo a rappresentare un dramma durante le feste in onore di Dioniso, dio del vino e della fertilità. Le rappresentazioni duravano quattro giorni, dall’alba al tramonto, per questo il pubblico portava il cibo da casa, frutta fresca e ortaggi, che utilizzava anche gettandoli addosso agli attori se non gradiva lo spettacolo. Gli ingressi erano gratuiti e le rappresentazioni venivano finanziate dai cittadini più ricchi.
La musica accompagnava i testi che erano sempre in versi. Gli attori potevano essere solo uomini.
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Abbiamo già affrontato la condizione della donna in Grecia e nel teatro non faceva eccezione. Per questo, dovendo recitare anche nei panni femminili, adottarono l’uso delle maschere, tristi o allegre, che servivano ad interpretare vari personaggi, amplificare la voce e mostrare età ed emozioni.
I calzari erano particolari, avevano una suola molto alta per essere ben visibili e apparire più grandi.
Anche i romani hanno scritto opere greche in latino. Le rappresentazioni romane si svolgevano durante i giochi e festeggiavano il raccolto. Gli attori erano schiavi usati anche come gladiatori in spettacoli di pura violenza.
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Con l’arrivo dei cristiani però vennero chiusi tutti i teatri.
Ma cos’è il teatro oggi? Non più solo divertimento. Racconta storia e storie. Intrattiene con le emozioni. Porta la mente lontano dalle problematiche quotidiane. È un anno che il teatro italiano soffre. Non può esprimersi, non può sostenere gli animi, soprattutto in questo triste momento storico. È stato un colpo basso, un regredire, per la cultura italiana, chiudere la bocca agli artisti, non solo attori ma anche musicisti, ballerini, operatori dello spettacolo, in un’Italia che non comprende che senza arte e insegnamento di questa, il nostro animo diventerà sempre più inespressivo e cinico.