Con la dicitura latte intendiamo un liquido di colore bianco bluastro costituito da particelle di grasso immerso in un liquido acquoso e derivante dalla secrezione delle ghiandole mammarie della vacca. Quali sono le differenze circa il potere protettivo del latte bovino rispetto al latte materno?
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Il latte materno è un alimento peculiare per la specie e qualunque tipo di alimento similare, ma di origine artificiale, è molto differente da esso; infatti, il latte materno è un alimento indispensabile per il neonato (A.A.P. 2012). Il latte materno, oltre ai principi nutritivi indispensabili per la crescita del neonato, contiene una serie di fattori protettivi indispensabili per conferire una immunità passiva al neonato (Chirico et al, 2008). Tuttavia, il latte riveste un ruolo importante anche per gli adulti e riveste un elevato potere nutraceutico (Gill et al. 2000, Chiara et al. 2003, Kim et al. 2020).
Nel latte materno il 40% delle proteine totali è costituito da caseina; seguono le proteine del siero di latte (α-lattoalbumina, immunoglobuline, lattoferrina, albumina sierica, lisozima, glicomacropeptide e lattoperossidasi) alle quali vengono attribuite numerose proprietà. Nel latte bovino la quantità di proteine del siero di latte è simile a quella del latte materno umano, la differenza consiste solamente nella concentrazione di β-lattoalbumina, che è assente nel latte umano, e nella concentrazione della α-lattoalbumina che è minore del latte umano (Schack et al. 2009).
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In genere, le proteine del siero di latte sono di alta qualità per la presenza di aminoacidi essenziali e hanno notevoli proprietà biologiche e funzionali come: promuovere la crescita ossea, migliorare la forza muscolare, ridurre il tasso di colesterolo, avere potere antiossidante elevato, migliorare le funzioni cognitive, regolare l’umore, avere azione antitumorale, avere potere antinfiammatorio, avere un’azione antiossidante, possedere un potere antimicrobico e immunomederatore (Krissansen, 2007; Teixeira et al. 2019; Leyman et al. 2018, Akhavan et al. 2014; Morniroli et al. 2021).
In seguito agli studi sulle proprietà salutari e sulla elevata biodisponibilità delle proteine del siero di latte, e in particolare la lattoferrina, sono stati fatti degli studi più approfonditi sulle proprietà antivirali del latte. Gli studi sono stati eseguiti sui virus capsulati e non capsulati come: citomegalovirus umano, immunodeficienza umana (HIV-1), virus dell’epatite B e C (Florian et al. 2013: Liao et al. 2012, Redwan et al. 2014), virus dell’herpes simplex tipo 1 e 2, virus dell’influenza aviaria A (H5N1), virus dell’influenza A (H1N1) (Sitohy et al. 2010) , hantavirus, poliovirus, rotavirus umano, virus del papilloma umano e enterovirus (Ng et al. 2015). Numerosi degli studi svolti hanno attribuito un elevato potere antivirale alla lattoferrina sia in forma nativa, sia sui suoi derivati peptidici da idrolisi parziale durante la digestione (Oevermann et al. 2003). Tutte le altre proteine del siero di latte (β-lattoalbumina bovina, α-lattoalbumina e lisozima umane) hanno dimostrato un potere antivirale non nella forma nativa ma in seguito a modifiche chimiche (come acetilazione, aggiunta di residui chimici che fanno aumentare la carica negativa e modificano la distribuzione spaziale della molecola) che aumentano l’affinità delle proteine del siero di latte per i recettori cellulari e per le proteine virali . (Pan et al. 2006; Zeder-Lutz et al. 1999).
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Le proteine del siero di latte, secondo numerosi studi, hanno un meccanismo d’azione che riguarda: le interazioni con i recettori delle cellule ospiti o con il genoma, inibizione del processo infettivo e interferenza con l’ingresso e la replicazione dei virus. A seguito dell’emergenza COVID-19, le ricerche sulle proprietà antivirali delle proteine del latte si è direzionata anche verso questo ambito. Studi fatti in precedenza contro lo pseudovirus SARS-CoV ( particelle che assomigliano ai virus in termini di organizzazione e struttura, ma non sono infettive perché non contengono materiale genetico virale) hanno dimostrato che la lattoferrina inibiva l’entrata del virus. Studi più recenti sul virus del COVID-19 hanno rivolto l’attenzione ancora alla lattoferrina e al suo potere antinfiammatorio e immunomodulatore. (Wang et al. 2020; Campione et al. 2020; Chang et al. 2020: Zimecki et al. 2021).
Studi recenti hanno dimostrato che le proteine del siero di latte sia materno e sia di altre specie (mucca, capra, ecc.) sono capaci di inibire sia SARS-CoV-2 che il coronavirus del pangolino (Fan et al. 2020) perché bloccano l’accesso virale riducendo l’affinità della proteina spike con il recettore ACE-2 e la replicazione dei virus interagendo con la RNA-polimerasi RNA-dipendente. In questi studi la lattoferrina ricombinante umana e bovina hanno mostrato una attività significativa nel ridurre la carica virale infettante e che l’azione della lattoferrina è minore rispetto all’intero pool di proteine del siero di latte che, tutte insieme, ne potenziano l’effetto e l’efficacia. Si sono succeduti numerosi studi che hanno dimostrato l’efficacia antivirale della lattoferrina umana e bovina su diverse linee cellulari dove, alternandosi tra loro, si contendono il primato.
In questa rassegna di alcune tra le numerosissime pubblicazioni riguardanti le proprietà antivirali delle proteine del siero di latte, si è dedotto che il latte materno e il latte bovino hanno ambedue un ottimo potere antivirale; si spera, quindi, di giungere alla soluzione terapeutica e farmacologica per numerose patologie.
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