Alessandro Gassmann, Maurizio De Giovanni e Andrea Ozza protagonisti di un affollato e applauditissimo incontro al Teatro Piccinni dopo la proiezione di “Il silenzio grande”, diretto dallo stesso Gassmann. Ai tre sceneggiatori verrà conferito stasera al Teatro Petruzzelli il premio Furio Scarpelli del Bif&st 2022.
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Un lunghissimo, scrosciante applauso ha accolto stamattina la proiezione di “Il silenzio grande”, nell’apertura ufficiale del Bif&st 2022 in un Teatro Piccinni ‘tutto esaurito’, che ha poi accolto con lo stesso entusiasmo l’ingresso in sala di Alessandro Gassmann, Maurizio De Giovanni e Andrea Ozza, sceneggiatori del film, con il primo impegnato anche come regista.
Stimolati dalle domande di Maurizio De Rienzo, i tre hanno ripercorso la genesi di un’opera che origina da una pièce teatrale di successo (tutt’ora in tournée) firmata da De Giovanni e diretta da Gassmann, la seconda dopo la trasposizione di “Qualcuno volò sopra il nido del cuculo”, con un sodalizio che si è ancora più stretto in occasione di “I Bastardi di Pizzofalcone”.
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“L’idea della commedia – dice De Giovanni – è nata a pranzo, durante una pausa delle riprese della serie televisiva tratta dai miei romanzi, con Alessandro che mi chiese di scrivere un testo originale da mettere in scena che avesse al centro la famiglia. Ho iniziato quindi a riflettere sul concetto di silenzio che spesso caratterizza le famiglie, inventando un personaggio che Alessandro però non avrebbe dovuto interpretare, poiché ci sarebbe stata una identificazione inopportuna, trattandosi di un padre di successo e dalla grande personalità. È una storia nata al confine della sensibilità e degli affetti che ad Alessandro è piaciuta subito”.
“Capii immediatamente”– aggiunge Gassmann – “che ne sarebbe venuto fuori uno spettacolo importante, pensando che sarebbe stato giusto raccontare questa storia anche al cinema. Ed è qui che è intervenuto Andrea Ozza, lo story-editor e supervisore artistico di “I Bastardi di Pizzofalcone”, a cui ho chiesto di scrivere la sceneggiatura sulla quale successivamente siamo intervenuti sia io che Maurizio. Il destino ha poi voluto che girassimo il film in pieno lockdown, in una villa a Posillipo, che ci ha dato ancora di più la possibilità di creare un piccolo mondo appartato dal resto dell’umanità”.
“Ne è risultato” – ha proseguito l’attore e regista – “un film che amo molto e che mi emoziona sempre rivedere. E che quando lo presentai a Venezia lo scorso anno definii ‘una carezza al pubblico’ in riferimento a un momento in cui non era possibile avere contatti fisici. Oggi più che mai, in questo periodo difficile, è ancora bello vedere come il pubblico esca dalle proiezioni divertito e insieme affezionato ai cinque personaggi. Per quello che mi riguarda è stato anche un po’ terapeutico”.
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Riflettendo sulla trasposizione, Andrea Ozza ha osservato: “So per diretta esperienza che la materia di Maurizio non va toccata più di tanto. Nel testo della commedia originale c’era già tanto, andavano tutelate tanto la potenza della storia quanto le battute, per le quali abbiamo attenuato alcune teatralità. Nello stesso tempo ho chiesto ad Alessandro di non rinunciare comunque alla teatralità, che è fondamentale nel testo, e nessuno poteva farlo meglio di lui. Alla fine, Maurizio ha compreso il rispetto che avevamo avuto per il suo lavoro”.
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Protagonista del film, come dello spettacolo teatrale, è Massimiliano Gallo. “Figlio di Nunzio Gallo” – ha ricordato Gassmann – “viene anche lui, come me, da una famiglia anomala, il che me lo fa sentire vicino. Per quanto riguarda gli altri ruoli i due giovani interpreti, Emanuele Linfatti e Antonia Fotaras, se li sono meritati tra i tanti che ho sottoposto a provino. Reputo poi Marina Confalone la più grande attrice napoletana vivente. E Margherita Buy, la signora del cinema italiano, è stato meravigliosa da dirigere. Voi sapete quanto sia insicura e impaurita; immaginate dovere recitare in pieno lockdown, in un luogo chiuso. Il primo giorno si è presentata con una specie di scafandro in plexiglass, poi via via si è lasciata andare e alla fine ha confessato di essersi dimenticata delle restrizioni che stavamo vivendo.”
“Il suo è l’unico ruolo tragico della commedia” – ha osservato De Giovanni – “l’unico che non abbia delle battute di alleggerimento, il che lo rende molto difficile in quel contesto. Tanto di cappello per come ha reso il personaggio, come pure lo rende Tiziana Rocca a teatro”.
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Oltre al tema della famiglia, “Il silenzio grande” mette al centro quello della morte, che è tornato più volte nel corso dell’incontro.
“Una perdita, secondo me, non è un’assenza” – ha osservato De Giovanni. “E io parlo sempre con i morti. Non hai nemmeno il fastidio di andarli a trovare o di telefonargli”, ha scherzato. Non poteva mancare un ricordo di Gassmann del padre Vittorio, quando uno spettatore gli ha chiesto se avesse pensato a un parallelismo tra il personaggio di “La famiglia’ e quello di “Il silenzio grande”. “No, non pensavo a lui, casomai a tutti i padri di talento che non si dimenticano della famiglia ma che fanno una vita difficile per cui li vedi poco. Mio padre lavorava tanto ed effettivamente era spesso assente ma c’era sempre quando serviva”.
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A Vittorio Gassmann, come ha ricordato Alessandro, verrà dedicata una grande Mostra all’Auditorium Parco della Musica di Roma nel centenario della nascita, che inaugura il 9 aprile e andrà avanti fino al 29 giugno.
Lui invece sarà ancora al Bif&st, sabato 26 marzo alle 18, al Teatro Margherita, per presentare il suo libro Io e i #GreenHeroes prima di salire in serata sul palco del Petruzzelli per ritirare, insieme a Maurizio De Giovanni e Andrea Ozza, il premio Furio Scarpelli per la migliore sceneggiatura di “Il silenzio grande”, che verrà loro consegnato da Giacomo Scarpelli.
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