Halloween, una festa internazionale che ha anche radici pugliesi

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31 ottobre, ecco che ritorna la festa di Halloween con i suoi immancabili travestimenti: streghe, zombie e creature mostruose insieme alle inconfondibili zucche illuminate. Montagne di dolci che, già da giorni, riempiono le scaffalature dei supermercati e che serviranno al rituale “dolcetto o scherzetto”. Ma questa festa, di contaminazione anglosassone e americana, esisteva già in Puglia nel Medioevo e le finalità somigliavano tanto al rituale moderno! 

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La festa di Halloween è celebrata proprio alla vigilia della festa di Ognissanti e alla ricorrenza del giorno successivo, ossia la commemorazione dei defunti. Tutte queste ricorrenze, nel Medioevo in Puglia, segnavano l’inizio della stagione fredda  e la rievocazione dei riti di matrice contadina che andavano oltre le concezioni sacre e profane.

Nella tradizione contadina pugliese, in questo periodo dell’anno in cui si commemoravano i morti, era vietato mangiare carne e pesce, ad esclusione del baccalà, e i pescatori non dovevano andare a pesca perché avrebbero potuto “pescare le ossa dei morti”. Sin dal Medioevo era viva anche la tradizione della “questua per l’anima dei morti” che nel giorno a loro dedicato tornavano nella casa d’origine, in cambio di mance in denaro si recitava una preghiera in suffragio e successivamente si apparecchiava un grande banchetto in onore dell’arrivo del congiunto defunto.

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Anche le zucche sono simboli della ricorrenza dei defunti sin dal Medioevo. Infatti, il primo giorno di  novembre si festeggiava l’arrivo del nuovo anno agricolo e il 31 ottobre , ossia la vigilia, si ringraziavano gli dei per il raccolto delle messi e di tutti i prodotti agricoli. Così questa ricorrenza assumeva simboli agricoli che la rappresentavano, come le zucche che erano l’emblema della fertilità; mentre i colori arancio e nero, che ancora oggi sono i simboli cromatici della festa di Halloween,  rappresentavano reciprocamente la mietitura e la morte. Invece, il simbolo della zucca veniva sostituito, alla ricorrenza dei defunti, con il “grano cotto” che rappresentava la rinascita e veniva preparato con grano e vincotto  o grano e chicchi di melagrana.

Anche le zucche intagliate e illuminate da una candela posta al loro interno, che venivano collocate sui davanzali delle finestre, rappresentavano dei crani appartenenti ai defunti di famiglia ed erano chiamate “cocce priatorje” (teste del purgatorio); questa usanza apparteneva ai borghi del Subappennino dauno ancora prima che la tradizione apparisse in America.

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Un rito tra sacro e profano ancora in vita nel foggiano (a Orsara di Puglia) che ha conservato il nome originario di “Fuuc acost”, trova insieme alle zucche illuminate  anche i falò e il cibo condiviso intorno al fuoco, menestrelli e saltimbanchi. Una festa che ha circa 2000 anni , dove simbolicamente le zucche che illuminano la notte,  scacciano il male e le streghe aiutate dal rumore dei tamburi, delle litanie e dei riti evocatori.  Il parroco benedice i vari fuochi purificatori accesi nelle piazze e negli angoli delle strade per cacciare le anime dannate; intorno a questi fuochi si mangiano castagne, patate, pane bruschettato, salsicce grigliate e poi si canta e si balla. La gente  degusta la “bianchetta” ossia del grano tenuto in acqua per quarantotto ore e poi bollito e condito con canditi, chicchi di melagrana, vincotto, noci e mandorle ; un pasto dove possono rifocillarsi, oltre ai vivi,  anche le anime che si aggirano per le strade in quella notte a loro dedicata.

Da questa prospettiva medievale Halloween in Puglia è stata ed è ancora una celebrazione del trionfo cristiano sul paganesimo, piuttosto che una festa pagana mascherata da cristiana .   

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Angela Astone

Angela Astone

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