La ricerca dell’Università di Torino evidenzia le molte le analogie tra i comportamenti delle due specie. Determinante per la riappacificazione dopo lo scontro e il grado di parentela degli individui coinvolti
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I maiali, come gli umani e certe specie di primati non umani, riescono a gestire i conflitti in maniera complessa e articolata. Questo, in sintesi, il risultato di uno studio pubblicato martedì 8 novembre sulla rivista Animal Cognition intitolato Domestic pigs (Sus scrofa) engage in non‑random post‑conflict affiliation with third parties: cognitive and functional implications.
Lo studio è stato realizzato da Giada Cordoni e Ivan Norscia, docenti del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi (DBIOS) dell’Università di Torino, con il contributo di Edoardo Collarini, dottorando del corso di dottorato internazionale SUSTNET UniTo con un progetto PON (GREENPIG), Marta Comin, laureata magistrale in Evoluzione del Comportamento Animale e dell’Uomo del DBIOS, e Carlo Robino ed Elena Chierto, che hanno realizzato le analisi genetiche presso il Dipartimento di Scienze della sanità pubblica e pediatriche UniTo.
Lo studio è stato condotto presso l’allevamento etico Parva Domus (Cavagnolo, Torino), di Davide Lovera e Cristina Desdera, su un gruppo di 104 maiali adulti allevati allo stato semi-brado in un habitat di prato-bosco naturale.
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Attraverso una video-analisi di dettaglio e un rigoroso approccio quantitativo che ha previsto l’estrazione di dati subito dopo un conflitto e in un periodo di controllo (metodo PC-MC), la ricerca ha dimostrato che, a seguito di un’aggressione, i maiali possono attuare diverse strategie comportamentali. I due contendenti (aggressore e aggredito) possono riappacificarsi direttamente oppure un terzo individuo non coinvolto nel conflitto può intervenire interagendo con l’aggressore o l’aggredito. Le interazioni post-conflittuali considerate sono state: contatti naso-naso, naso-corpo e corpo-corpo.
Gli autori hanno osservato che, dopo un’aggressione tra due maiali, la riconciliazione avviene più frequentemente se si tratta di “parenti alla lontana”, come ad esempio cugini. Questo fenomeno denota una maggior necessità di riappacificazione tra individui che non condividono relazioni sociali strette e stabili.
Diversi i meccanismi che si innescano quando interviene un soggetto terzo. Se, subito dopo un conflitto, un terzo individuo interagisce con l’aggredito (contatto non sollecitato) si assiste a una diminuzione dei comportamenti legati all’ansia in quest’ultimo (es. grattarsi, scuotere la testa). Se, al contrario, un terzo soggetto interagisce con l’aggressore, si assiste a una riduzione del numero delle aggressioni dirette dallo stesso verso gli altri membri del gruppo.
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Lo studio dimostra che l’intervento di terzi soggetti può avere funzioni differenti a seconda che tale intervento sia diretto verso l’aggressore o verso l’aggredito. In entrambi i casi, i maiali che traggono maggior beneficio dall’intervento sono i parenti stretti, che entrano maggiormente in contatto con i terzi soggetti.
In conclusione, attraverso l’occhio dell’antropologia biologica e adottando metodologie investigative originariamente pensate per i primati, lo studio evidenzia possibili interessanti convergenze evolutive esistenti tra umani e maiali nei meccanismi comportamentali di gestione dei conflitti. Ciò potrebbe essere frutto di una convergenza evolutiva legata alle elevate capacità cognitive e alla spiccata socialità del maiale domestico e/o di una convergenza comportamentale e comunicativa del maiale con gli umani legata al processo di domesticazione.
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