La Regione Lombardia riconosce la Emolinfopatologia IEO, guidata da Roberto Chiarle, come Laboratorio Ultraspecialistico di riferimento per le analisi diagnostiche e molecolari.
Milano, 2 novembre – L’Unità di Emolinfopatologia dell’Istituto Europeo di Oncologia ha ricevuto dalla Regione Lombardia il riconoscimento di Laboratorio Ultraspecialistico di Diagnostica Emolinfopatologica. La Regione, a seguito della riclassificazione dei laboratori lombardi avvenuta lo scorso anno, ha stabilito che IEO è un centro di riferimento in grado di offrire ai massimi livelli internazionali le “prestazioni specifiche rare e di elevate complessità” in ambito emolinfopatologia.
L’Unità di Emolinfopatologia IEO è nata nel 2015 ed è da subito diventata centro di riferimento nazionale per la diagnosi dei tumori del sistema emolinfopoietico: leucemie, linfomi, mielomi. Grazie all’acquisizione di due piattaforme biotecnologiche d’avanguardia per la diagnostica molecolare in ematoncologia e a personale estremamente qualificato, l’Unità è infatti in grado di offrire ai pazienti non solo dello IEO, ma degli ospedali di tutto il Paese, lo studio del profilo genico del tumore, primo e imprescindibile passo per la corretta classificazione della patologia che è fondamentale per decidere una terapia personalizzata.
“La accurata diagnosi di sottotipo istologico e molecolare fa la differenza nella cura dei tumori ematologici. Il principio della classificazione del tumore in base ai geni della cellula di origine è nato in ematologia, qui si è evoluto ed è in aggiornamento continuo. Ad esempio se per la classificazione del tumore del seno è necessario conoscere lo stato di un numero limitato di geni alla base della malattia, per i tumori ematologici la classificazione è di almeno 10 volte più complessa. Questa ricchezza di conoscenza ha un valore enorme per l’efficacia della cura. Innanzitutto perché per molti geni alterati che vengono individuati, può essere a disposizione una molecola in grado di agire specificamente su quel gene. La lista dei farmaci “intelligenti” per i tumori ematologici è molto superiore a quella per i tumori solidi. Inoltre l’analisi mutazionale genica può dare informazioni che cambiano la prognosi della malattia e permettono di prevedere la risposta a terapie personalizzate evitando così il carico di tossicità legato all’assunzione di farmaci poco efficaci” spiega Roberto Chiarle, Direttore della Divisione di Emolinfopatologia IEO da luglio dello scorso anno.
“La diagnosi emolinfopatologica è una materia sofisticata in costante divenire e richiede di essere sempre in frontiera. Per questo sempre più si diffonde il principio della concentrazione delle diagnosi in pochi centri di eccellenza. Alcuni Paesi si sono mossi prima degli altri: in Germania ad esempio la diagnostica molecolare è affidata a 5 o 6 centri di eccellenza, a cui i laboratori minori sono obbligati a mandare il materiale da analizzare. In Italia la Lombardia è precursore di questo schema, che prima di tutto favorisce i pazienti perché dovrebbe aumentare la rapidità e la precisione diagnostica, conseguentemente migliorando le chances individuali di guarigione. In secondo luogo razionalizza anche l’attività dei laboratori più piccoli, che non sono obbligati a investire costantemente in tecnologie e personale per stare al passo con costose evoluzioni tecnologiche a fronte di volumi non sufficienti a coprire i costi” conclude Chiarle.
Roberto Chiarle è, oltre che Direttore IEO, Professore di Anatomia Patologica all’Università di Torino ed anche full professor di patologia presso la Harvard Medical School di Boston, USA. Torinese, classe 1968, Chiarle è un riferimento internazionale per la ricerca oncologica e in particolare la sua fama è legata agli studi sulla biologia e la terapia dei tumori causati dalle alterazioni genetiche del gene ALK (Anaplastic Lymphoma Kinase), coinvolto nella patogenesi dei Linfomi anaplastici a grandi cellule, dei tumori del polmone a grandi cellule e altri tipi di cancro. In questo ambito, il focus attuale delle sue ricerche è la scoperta di nuove forme di immunoterapia per i tumori che esprimono ALK, fra cui lo sviluppo di un vaccino e l’utilizzo delle cellule CAR-T.