Creepypasta – L’ultima prova del Signor L

Condividi

La prova orale si trasformò in un incubo, e la commissione d’esame scomparve nel buio, lasciando solo un’ombra informe che si dissolveva nella notte.

C’era una volta una piccola città italiana, dove la vita scorreva tranquilla. Il comune aveva aperto un concorso pubblico per un posto amministrativo. Tra i tanti candidati, uno si distingueva per la sua misteriosità: un uomo alto, magro, con occhi neri e profondi come l’abisso, conosciuto solo come Signor L.

Il Signor L arrivò alla prova scritta e superò con facilità ogni domanda, dimostrando una conoscenza enciclopedica delle leggi e delle normative comunali. Nessuno aveva mai visto un candidato così brillante. La commissione, impressionata, non vedeva l’ora di conoscerlo di persona durante la prova orale.

Il giorno della prova orale, il Signor L entrò nella sala con un passo silenzioso ma deciso. Il presidente della commissione, il Signor Rossi, gli fece cenno di sedersi. Gli altri membri, la Signora Bianchi e il Dottor Verdi, lo osservavano con curiosità e un certo disagio. C’era qualcosa in lui che li metteva a disagio, ma non riuscivano a capire cosa.

Le domande iniziarono. Il Signor L rispondeva con precisione e sicurezza, ma più parlava, più la sala sembrava riempirsi di un’energia oscura. La luce sembrava diminuire, l’aria diventava più fredda. Quando il Dottor Verdi gli chiese come avrebbe gestito una crisi comunale, il Signor L sorrise. Fu un sorriso che fece gelare il sangue nelle vene di tutti presenti.

“Una crisi,” disse, “può essere gestita in molti modi. La chiave è il controllo… e la fame.”

Nessuno capì cosa intendesse con quelle parole, ma l’inquietudine aumentava. Il presidente Rossi cercò di mantenere la calma e continuò con la prossima domanda, ma il tremore nella sua voce era evidente.

Infine, dopo un’ora che sembrò un’eternità, la prova orale giunse al termine. La commissione si ritirò per deliberare. Dopo un breve consulto, decisero di bocciare il Signor L. Nonostante la sua preparazione impeccabile, qualcosa in lui era semplicemente troppo inquietante.

Quando il Signor L rientrò nella sala per ascoltare il verdetto, il presidente Rossi annunciò: “Signor L, purtroppo la commissione ha deciso di non ammetterla. Le sue competenze sono straordinarie, ma… non ci ha convinti del tutto.”

Il volto del Signor L si oscurò. Gli occhi neri sembrarono diventare pozzi senza fondo. “Non ammettermi?” ripeté lentamente. “Avete fatto un grave errore.”

La stanza si riempì di un gelo improvviso. Le luci si spensero, e in quel buio, la commissione sentì solo il suono dei propri cuori che battevano forte. Poi, un rumore stridente di unghie sul legno, un ringhio gutturale.

Le grida della commissione risuonarono per l’ultima volta, soffocate dall’oscurità. Quando le luci tornarono, la sala era deserta, e solo un’ombra informe si allontanava, dissolvendosi nella notte.

Il giorno dopo, il comune trovò la sala vuota. Nessuno parlò mai più del concorso. E il nome del Signor L divenne leggenda, un sussurro di terrore che passava di bocca in bocca tra gli abitanti della città.

© Giuseppe Gallo, 2024. TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Giuseppe Gallo

Giuseppe Gallo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *