Daniele Vagnozzi ci racconta in esclusiva “Tutto Bene Ma Non Benissimo”, il suo nuovo spettacolo. In scena il prossimo 2 giugno al FringeMI.
Qual è stata la scintilla che ti ha spinto a scrivere questo monologo? Ci sono esperienze personali che hanno influenzato la trama e i temi dello spettacolo?
Volevo proseguire la mia indagine sui giovani e le loro problematiche psicologiche, iniziata già con lo spettacolo “Argonauti e Xanax” ma recuperando un chiave ironica e irriverente che mi caratterizza nella vita. Parlo di un ragazzo di 30 anni che si aggrappa a tutto pur di trovare le risposte che cerca, si affida ai video sui social e ai programmi tv che danno consigli facili. Amedeo siamo noi portati all’estremo. Mi sono ispirato al me di oggi e ai discorsi che è sento fare dai miei coetanei, dallo smarrimento che sento in giro. In ultimo il mio percorso di studi in psicologia di certo influenza molto tutto quello che faccio, recitazione e psicologia sono le mie passioni. Dovremo smettere di giudicare i nostri problemi e chiedere aiuto per risolverli, questo vorrei che si portasse a casa il pubblico.
In che modo hai bilanciato gli elementi comici e quelli più profondamente introspezionali nel tuo spettacolo? Quali sfide hai incontrato nel trattare un tema così complesso con leggerezza e umorismo?
Il bilanciamento non so se l’ho trovato, ahah. Diciamo che mi affido a quello che faccio nella vita, alterno un pensiero profondo e uno scemo, entrambi essenziali. La sfida di trattare un tema così è parlarne in maniera personale e irriverente senza cadere nel romanticismo, nel cinismo o, peggio, nella banalizzazione. Credo che fare qualcosa di personale sia la chiave di tutto, che ti salva da questo pericoli.
Come riesci a gestire i diversi ruoli di autore, regista e attore nello stesso spettacolo? Ci sono stati momenti in cui hai trovato particolarmente difficile indossare questi tre “cappelli” contemporaneamente?
Come riesco? Nell’unico modo possibile, chiedendo aiuto, ahah. Il teatro è un lavoro di squadra, ho imparato a delegare alle persone di cui mi fido, ascolto e ho bisogno del loro punto di vista. Nel periodo di prove in teatro senza Alessandro Savarese all’aiuto regia, Denise Brambillasca al reparto tecnico, Rubén Albertini alle musiche, e Compagnia Caterpilar, lo spettacolo non avrebbe mai raggiunto questo livello.
Qual è stata la reazione del pubblico durante i primi spettacoli e al debutto al Teatro Panettone di Ancona? Hai ricevuto feedback che ti hanno sorpreso o influenzato? E cosa possono aspettarsi gli spettatori che verranno a vederti al FringeMI?
Al Teatro Panettone abbiamo raggiunto un risultato incredible, due sold out, non accadeva da 10 anni. Il pubblico ha riso molto ma ha anche riflettuto, ognuno si è portato a casa più la parte comica o quella introspettiva, come è giusto. Cosa devono aspettarsi gli spettatori del FringeMi? Tante risate e “casini mentali” in cui ritrovarsi, un enorme cervello in scena, chitarre elettriche live, un panda, in una frase: un viaggio ironico e poetico dentro alla nostra pazzia quotidiana.