Dall’estate indimenticabile ai ritmi degli anni ’80: il viaggio musicale di Gùlana

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Gùlana ci racconta in esclusiva il suo nuovo singolo “Che bella l’estate”.

“Che bella l’estate” racconta una storia d’amore finita ma ancora viva. Ci puoi parlare di quale esperienza personale o ispirazione ti ha portato a scrivere questo brano?

É una canzone d’amore, però di quelle col sorriso. Racconta di una storia finita e mai dimenticata, che spesso riaffiora quando ti ritrovi a guardare il mare o a rivivere certe situazioni. A volte basta un piccolo particolare o un semplice odore a farti ritornare in mente un mondo. Alla fine, rimane in sospeso…se poteva andare diversamente… Ma in realtà qui dentro ci sono più persone, le emozioni non sono innescate da una figura soltanto. Una specie di romanzo per chi s’innamora ogni giorno. L’invito è di muovere sempre in avanti con serenità.

La tua musica ha un forte richiamo agli anni ’80, con un tocco moderno. Quali sono gli artisti o le band che hanno maggiormente influenzato il tuo stile musicale?

In questo brano il richiamo agli anni 80 è evidente e voluto, anche se poi da subito tutto è nato un po’ così. Riguardo la mia musica, però, le mie canzoni non appartengono a uno stile o un periodo musicale specifico. Fin da piccolo ho ascoltato musica di ogni genere, grazie a mio fratello maggiore. Grazie a lui mi sono avvicinato agli strumenti, quindi le mie canzoni credo siano figlie di varie epoche musicali e di stili diversi. Certamente mi piace mescolarci dentro anche un tocco di modernità. Gli artisti che mi hanno maggiormente influenzato sono tanti, in casa si respiravano Beatles, Led Zeppelin, Doors, Bob Dylan, Cure, ma anche Tenco, Rino Gaetano, quindi cose molto diverse tra loro… poi crescendo, suonando nelle prime band, si passava dai Clash ai Duran Duran, da Jeff Buckley, Red Hot Chili Peppers a Daniele Silvestri o Fabi. In ogni caso mi sembrerà di fare un torto a chi non nominerò, perchè ad influenzarmi sono davvero molti.

Hai vissuto e lavorato in diverse città come Parigi, la Sardegna e Buenos Aires. Come hanno influenzato queste esperienze la tua musica e la tua carriera artistica?

Sono nato a Roma e di base per ora vivo lì, però le mie origini sono sarde, quindi la Sardegna è sempre compresa. In un certo senso anche Parigi c’è sempre stata. Con un mio amico fraterno, per motivi familiari, spesso anche in adolescenza ci andavamo, fino a poi trasferirci. Nel periodo vissuto lì si è fatto di tutto, dai lavoretti più semplici, al suonare per strada, alla professione di Copywriter. Poi la vita ti porta a fare anche altro e in direzioni diverse. Sono tornato a Roma, ho iniziato a lavorare nella figura di autore di documentari e questo è stato il ponte verso Buenos Aires. Questi sono i posti dove tutt’ora si sviluppa la mia professione. In ognuno di questi posti però non ho mai abbandonato la musica, suonando e collaborando in varie band, tra vari stili e forme musicali differenti, scrivendo le mie canzoni che ora fanno parte del mio progetto cantautoriale. Ognuno di questi luoghi è stato importante per me.

Nel tuo percorso musicale hai collaborato con diversi musicisti e produttori. Com’è stato lavorare con Simone Gianlorenzi, Francesco Santalucia, Andrea Fabiani e Carmine Simeone per questo progetto?

Dopo varie esperienze musicali con loro è iniziato il mio progetto cantautoriale. Sono davvero dei professionisti eccezionali, non a caso sono molto rinomati e apprezzati nel settore. Hanno lavorato con i più grandi artisti del panorama musicale italiano. Ogni giorno possono insegnarti qualcosa, sia professionalmente che umanamente. Le stesse parole valgono per tutto il resto della band e dell’entourage. Per me averli vicino e presenti nel mio cammino è davvero una fortuna.

Giuseppe Gallo

Giuseppe Gallo

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