Le ombre danzavano sulle pareti scrostate, proiettando figure contorte che sembravano muoversi da sole. L’aria era densa di un odore acre di muffa e paura, e il silenzio era rotto solo dal crepitio del legno marcio sotto i miei passi.
L’edificio era un mostro di mattoni e ferro battuto, incastonato in un paesaggio onirico di colline e boschi. Un tempo era stato un manicomio, un luogo dove le anime tormentate trovavano rifugio, o forse prigionia. Ora, abbandonato da decenni, era diventato un monumento al decadimento, un ricettacolo di segreti sepolti e presenze oscure.
Luca, un giovane appassionato di misteri e leggende urbane, aveva sentito parlare di questo luogo sin da bambino. Le storie che circolavano sul manicomio erano inquietanti, piene di voci di pazienti scomparsi, esperimenti macabri e spiriti vendicativi. Deciso a svelarne i misteri, una notte di luna piena, si avventurò all’interno dell’edificio fatiscente.
L’aria era densa di umidità e di un odore acre di muffa e polvere. I corridoi erano stretti e tortuosi, illuminati solo dalla fioca luce della sua torcia. Ogni scricchiolio del pavimento, ogni fruscio del vento, lo facevano sussultare. Le pareti erano macchiate di umido e coperte da graffiti inquietanti, mentre i vetri delle finestre erano incrinati e offrivano scorci inquietanti sul mondo esterno.
Mentre esplorava le stanze, Luca iniziò a sentire dei sussurri, come voci lontane che sembravano provenire dalle pareti. All’inizio li attribuì alla sua immaginazione, ma col passare del tempo i sussurri divennero sempre più chiari e distinti, come un coro di lamenti che lo seguivano ovunque andasse.
In una delle stanze più remote, trovò un vecchio diario nascosto dietro un pannello di legno marcio. Le pagine erano ingiallite e il testo era scritto con una grafia tremante. Era il diario di un paziente del manicomio, che raccontava di orribili esperimenti a cui era stato sottoposto e di visioni terrificanti.
Mentre leggeva, i sussurri si intensificarono, trasformandosi in urla strazianti. Luca alzò lo sguardo e vide le ombre sulle pareti muoversi in modo inquietante, come se fossero animate da una volontà propria. Terrorizzato, cercò di scappare, ma la porta era bloccata.
Imprigionato in quella stanza, circondato dal male, Luca si sentì impotente e solo. Le voci dei pazienti lo chiamavano per nome, implorandolo di liberarli. In quel momento, capì che aveva commesso un errore ad addentrarsi in quel luogo oscuro.