Il progetto dell’Istituto di Scienze Marine, Consiglio nazionale delle Ricerche, Bologna realizzato in collaborazione con l’Università di Bari, Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali, il
Polytechnic University of Tirana, Earth Sciences Department, Faculty of Geology and Mining, l’ Università Roma3 GFZ (German Research Center for Geoscience) e GEOMAR, Kiel, Germany, si propone di studiare la struttura e i processi tettonici sottomarini in una regione caratterizzata da elevato rischio sismico, includendo le relazioniesistenti tra tettonica, instabilità gravitativa e sedimentazione.
Sarà effettuata un’analisi multidisciplinare e multiscala basata sull’integrazione di metodologie e tecniche diverse (geofisica, geomorfologia, sedimentologia, stratigrafia) che dovranno essere combinate per ricostruire i processi attivi e le loro reciproche interazioni nell’area di studio. Saranno utilizzati veicoli autonomi di superficie durante l’esecuzione dei carotaggi per ottimizzare l’acquisizione dei dati geofisici.
Il progetto si basa sull’esperienza maturata negli ultimi 15 anni dal gruppo di lavoro e sull’integrazione di diverse discipline che insieme forniranno la possibilità di una visione originale dei processi oggetto
di studio. L’attività principale riguarderà l’individuazione e lo studio delle faglie attive che accomodano la convergenza Europa-Africa, e la verifica della loro continuità a terra. Si cercherà di ricostruire l’attività e la cinematica delle discontinuità tettoniche attraverso l’analisi di dati geofisici ad alta risoluzione, principalmente sezioni sismiche a riflessione 2D a varia risoluzione verticale, acquisiti attraverso le strutture attive secondo grigliati sufficientemente densi da ottenere immagini acustiche pseudo-3D.
I dati geofisici saranno integrati da campioni di sedimento in prossimità delle strutture attive e nei bacini adiacenti, per studiare gli eventi sedimentari anomali possibilmente legati all’attività sismica. L’ obiettivo finale è quello di produrre un modello geodinamico 3D della deformazione crostale, che cercherà di vincolare l’architettura superficiale del margine continentale ai processi tettonici attivi lungo il limite di placca e localizzare le faglie attive, le relazioni tra tettonica e sedimentazione e la loro attività tettonica a scala geologica. Tale ricostruzione dovrebbe fornire un contributo alla valutazione del rischio sismico e da tsunami sismoindotti nella regione.