L’appartamento era un labirinto di stanze vuote, un mausoleo di ricordi sbiaditi. Da quando si era trasferita, il silenzio era diventato un ospite costante, un’entità oscura che si insinuava nelle crepe dei muri e si annidava negli angoli più bui. All’inizio, aveva provato a riempirlo con la musica, con i libri, con le chiacchiere al telefono. Ma era come versare acqua in un pozzo senza fondo.
Una sera, mentre sfogliava un vecchio album di fotografie, sentì un rumore strano provenire dalla cucina. Un leggero tintinnio, come di un bicchiere che cadeva. Si alzò di scatto, il cuore in gola, e si diresse verso la fonte del suono. La cucina era buia, illuminata solo dalla fioca luce della luna che filtrava dalla finestra. Si avvicinò al tavolo e accese la luce. Non c’era nulla.
Nei giorni successivi, i rumori si fecero più insistenti. Passi leggeri nel corridoio, sussurri indistinti, risate soffocate. A volte, le sembrava di sentire qualcuno respirare proprio dietro di lei. La paura la paralizzava. Non riusciva più a dormire, passava le notti insonni, ascoltando ogni crepitio, ogni scricchiolio.
Un giorno, mentre stava pulendo la soffitta, trovò un vecchio diario nascosto dietro un mobile. Era scritto a mano, con un’elegante calligrafia. Le pagine erano ingiallite dal tempo, ma la scrittura era ancora nitida. Era il diario della precedente inquilina, una donna anziana che aveva vissuto in quell’appartamento per molti anni.
Mentre leggeva, scoprì una storia inquietante. La donna aveva parlato di un’entità oscura che l’aveva tormentata per anni, un essere invisibile che si nutriva della sua solitudine. L’aveva sentita piangere, ridere, sussurrare al suo orecchio. Aveva provato di tutto per liberarsene, ma invano. Alla fine, aveva deciso di trasferirsi.
Chiuse il diario con un sussulto. Capì allora che non era sola. C’era qualcos’altro in quell’appartamento, qualcosa di oscuro e pericoloso. Una presenza che si era nutrita della solitudine della donna prima di lei e che ora aveva trovato in lei una nuova vittima.
Da quel momento, la paura si trasformò in terrore. Non riusciva più a sopportare quella presenza. Decise di vendere l’appartamento e trasferirsi altrove, in un luogo dove potesse finalmente sentirsi al sicuro.
La notte prima di partire, mentre faceva le valigie, sentì una voce familiare sussurrare al suo orecchio: “Non andartene. Stai con me.”
Si voltò di scatto, ma non c’era nessuno. Solo il silenzio, eterno e opprimente, che la avvolgeva come una coltre.