C’era una casa sull’altura, isolata e silenziosa, che incombeva sul paese come un’ombra minacciosa. Le finestre, buie e vuote, sembravano occhi spalancati nel buio, scrutando chi passava. La gente del posto la evitava, sussurrando leggende di strani eventi e presenze inquietanti.
Marco, un giovane scrittore in cerca d’ispirazione, affascinato da quelle voci, decise di affittare la casa. Arrivò al crepuscolo, quando le ombre si allungavano e il vento ululava tra i rami degli alberi secolari. La casa era più grande di quanto immaginasse, con corridoi tortuosi che sembravano allungarsi all’infinito.
La prima notte fu tranquilla, ma al risveglio, Marco avvertì una presenza. Un’ombra si muoveva appena al di là della porta socchiusa, un respiro leggero che sembrava provenire da un’altra dimensione. La paura lo attanagliò, ma la curiosità lo spinse ad alzarsi e ad avvicinarsi.
Lentamente, aprì la porta. La stanza era buia, illuminata solo da un raggio di luna che filtrava da una fessura nelle persiane. Al centro della stanza, sospesa a mezz’aria, c’era una poltrona a dondolo che si muoveva da sola. Un brivido gli percorse la schiena. In quel momento, udì una voce, flebile e rauca, che sussurrava il suo nome.
Terrorizzato, Marco fuggì dalla stanza e dalla casa, senza voltarsi indietro. Non tornò mai più. Da allora, la casa sull’altura rimase vuota, un monito per chi osasse infrangere il suo silenzio. Si dice che di notte, quando il vento ulula, si possano ancora sentire i lamenti di quella presenza misteriosa, e le ombre danzare al chiarore della luna.