Il vento ululava tra i rami spogli degli alberi, una melodia spettrale che si sposava perfettamente con la notte dell’Epifania. Nel piccolo borgo di Pietrafitta, la tradizione della Befana era ancora molto sentita, ma quest’anno, un’ombra inquietante si era allungata sulla festività.
Nonna Emilia, la custode delle antiche leggende del paese, aveva raccontato di una Befana diversa, una creatura oscura e vendicativa che non portava dolci, ma punizioni. Si narrava che se un bambino si fosse comportato male durante l’anno, non avrebbe trovato caramelle nella calza, ma cenere e carbone, presagi di una maledizione imminente.
La notte del 5 gennaio, i bambini di Pietrafitta erano particolarmente nervosi. Le loro case, illuminate fiocamente, sembravano avvolte da un’aura sinistra. Il silenzio era rotto solo dal vento e, occasionalmente, da un rumore di scopa che raschiava sulle tegole dei tetti.
Marco, un bambino noto per le sue marachelle, era particolarmente agitato. Quella sera, si era svegliato di soprassalto, sentendo un rumore provenire dal camino. Il fuoco era quasi spento, ma una luce rossastra danzava tra la fuliggine. Con il cuore che batteva all’impazzata, Marco si era avvicinato al camino e aveva visto una figuraChina, avvolta in uno scialle nero. Il suo volto era nascosto nell’ombra, ma i suoi occhi brillavano di una luce sinistra.
La creatura aveva allungato una mano nodosa verso la calza appesa al camino e l’aveva riempita di cenere. Poi, con una voce roca e cavernosa, aveva sussurrato il nome di Marco, prima di svanire tra le fiamme.
Il mattino seguente, il borgo si svegliò in un’atmosfera di terrore. La storia di Marco si era diffusa rapidamente e tutti i bambini avevano controllato le loro calze con timore. Alcuni avevano trovato solo cenere e carbone, mentre altri, più fortunati, avevano trovato i tradizionali dolci. Ma anche per loro, la paura era palpabile.
Da quel giorno, la notte dell’Epifania non fu più la stessa a Pietrafitta. La gioia e l’attesa avevano lasciato il posto a un terrore ancestrale, al timore del ritorno della Befana oscura, la portatrice di maledizioni. E ogni anno, quando il vento ululava tra i rami spogli, i bambini del borgo ricordavano la storia di Marco e tremavano al pensiero di poter essere i prossimi.