Italia e Albania, verso un futuro europeo condiviso a Koreja una due giorni tra riflessioni e teatro

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L’avvicinamento dell’Albania alla Comunità Europea rappresenta un momento storico che offre un’occasione unica per intensificare il dialogo culturale tra Italia e Albania, due paesi legati da secoli di storia, migrazioni e scambi reciproci. Questo dialogo non è solo un atto simbolico, ma una necessità per costruire ponti che facilitino l’integrazione e la comprensione reciproca in un’Europa sempre più unita e diversificata.

Ed è proprio in quest’ottica che nasce la due giorni dedicata ai rapporti culturali tra Italia e Albania, che vede a Lecce alcuni dei più importanti esponenti culturali locali, nazionali ed internazionali operanti tra le due sponde dell’Adriatico.

Primo importante appuntamento sabato 11 gennaio a partire dalle ore 10 sarà l’incontro dedicato alle relazioni culturali tra Puglia e Albania dal titolo RICORDO DEL PASSATO, NOSTALGIA DEL FUTURO – KUJTIM NGA E SHKUARA, NOSTALGJIA E SË ARDHMES

Italia e Albania condividono una lunga storia di scambi culturali, che ha visto il susseguirsi di influenze reciproche in arte, teatro, letteratura, musica e tradizioni popolari. Valorizzare queste radici comuni per renderle la base per costruire “il futuro” può rafforzare il senso di appartenenza a una storia europea condivisa, ponendo le basi per un dialogo che riconosca le specificità di ciascun paese.

Adesso, infatti, è tempo di rigenerazione e di rilancio. Di fronte alle sfide sociali economiche e ambientali quale può essere, dunque, il ruolo vero della cultura? Ora più che mai, si ha bisogno di atti coraggiosi e di visioni lungimiranti per generare nuove risposte culturali condivise.

“Un’Albania culturalmente integrata nell’Unione Europea attraverso un dialogo intenso con l’Italia e, nello specifico, con la Puglia – spiega Salvatore Tramacere, direttore del Teatro Koreja – non solo rafforza i legami bilaterali, ma contribuisce ad un’Europa più coesa e consapevole delle sue diverse identità.

Ho pensato a questa due giorni perché credo fortemente che il dialogo culturale possa essere un elemento strategico per il rafforzamento delle istituzioni europee e per la costruzione di una comunità politica più forte e inclusiva. Da sempre Koreja mette al centro il dialogo culturale tra le due sponde ed è impegnata a favorire la conoscenza reciproca e preparare i giovani a vivere in una comunità europea multiculturale. La cultura, inoltre, è anche un potente motore economico. Rafforzare i legami culturali tra Italia e Albania può stimolare l’economia creativa, con benefici per settori come il turismo culturale e le industrie artistiche. La cooperazione in questi ambiti può creare nuove opportunità di lavoro e sviluppo per entrambi i paesi”.

Domenica 12 gennaio alle ore 18.30 in scena sul palcoscenico del Teatro Koreja Sardegna Teatro con VIZITA adattamento, spazio scenico e regia Davide Iodice vincitore del PREMIO SPECIALE UBU 2024. Lo spettacolo interamente in lingua albanese con i sovratitoli in italiano è “Vincitore al Festival del Teatro Albanese “Moisiu” come miglior spettacolo, migliore musica e migliore scenografia” e ha vinto, inoltre, il Premio della stampa “Oslobodenje” al Festival di Sarajevo.

Autore e regista unico nel panorama nazionale, Davide Iodice ha saputo costruire nel tempo, con mirabile perseveranza, un linguaggio artistico peculiare in cui sensibilità sociale e qualità estetica trovano un equilibrio perfetto, dimostrando che cura e creazione convivono solo nutrendosi a vicenda e sfidando i reciproci recinti d’azione.

Per la creazione Pinocchio e per il suo intero percorso con la Scuola Elementare, Iodice ha ricevuto il Premio Speciale Ubu nel 2024.

Fu d’improvviso, non si sa per quale motivo, ma lui, l’angelo, si ritrovò a sorvolare i cieli della terra.  Lo sa bene, il matto del paese, perché fu il primo a vederlo e l’ultimo a dimenticarlo.

L’angelo sorvola, pieno di stupore, cieli che aveva soltanto sognato o immaginato, fin quando un prete, il prete di quel paese o di quel che d’un paese ne resta, le cui cicatrici della guerra sono ancora visibili, gli spara. Il prete spara all’angelo. Stravolto e sorpreso da questo essere straordinario e dal profondo senso di colpa, il prete si risolve ad accogliere e curare il suo ospite; un angelo, meraviglioso e ambiguo, che osserva con gl’occhi della meraviglia quella “vita”, quella vita tutta umana. Una vita, però che lentamente si fa difficile, complessa, complice soprattutto l’ostilità del paese che mal sopporta la visita dello straniero, dell’angelo, stigmatizzandone la sua deformità, la sua diversità. Via via appesantito da umiliazioni e scherno, impossibilitato nel ritorno al paese celeste e “ingabbiato” in quello umano, l’angelo troverà sollievo solo nella musica di un violino, di cui è sublime esecutore e “asilo” solo negli occhi e nell’amore di Delia.

Liberamente ispirato da La Visita Meravigliosa di Herbert George Wells, visionario precursore di generi e linguaggi, VIZITA sposta l’asse del suo interesse dalla satira nei confronti del conformismo e del perbenismo vittoriano, verso una critica più contemporanea, che riguarda soprattutto il modo in cui accogliamo “chi viene da fuori”, lo straniero. “Che tu sia un immigrato o un angelo, non importa; se non sei come me, se non ti riconosco, allora sei un pericolo”.

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