Il treno notturno era un viaggio di routine per me, un giovane giornalista che viaggiava per lavoro. Ero seduto in un vagone vuoto, immerso nei miei pensieri, quando all’improvviso sentii un rumore strano provenire dal vagone adiacente. Era un suono basso e sordo, come se qualcuno stesse trascinando qualcosa sul pavimento.
Curioso, mi alzai e andai a vedere cosa stava succedendo. Quando aprii la porta, rimasi scioccato da quello che vidi.
Il vagone era completamente vuoto, ma c’era una scia di sangue che si estendeva dal pavimento fino a un angolo buio. Seguendo la scia, trovai un corpo riverso a terra. Era un uomo anziano, con i capelli bianchi e gli occhi spalancati, pieni di terrore.
Non riuscivo a credere a quello che stavo vedendo. Chi aveva ucciso quell’uomo? E perché?
In quel momento, sentii un altro rumore, questa volta proveniva dal vagone successivo. Era lo stesso suono che avevo sentito prima, ma questa volta era più forte e più vicino.
Mi alzai in piedi e corsi verso il vagone, ma prima che potessi raggiungerlo, la porta si chiuse con un forte bang.
Ero bloccato.
Il treno continuava a viaggiare, ma io ero intrappolato in quel vagone, con il cadavere dell’uomo e il suono sinistro che proveniva dal vagone successivo.
Sentivo il mio cuore battere all’impazzata. Avevo paura.
Non sapevo cosa stesse succedendo, ma sapevo che dovevo uscire da lì.
Cercai di aprire la porta, ma era bloccata. Provai a spingere, a tirare, ma niente. Era come se fosse stata sigillata dall’esterno.
Ero disperato. Non sapevo cosa fare.
All’improvviso, sentii un altro rumore. Era un suono metallico, come se qualcuno stesse cercando di aprire la porta dall’esterno.
Il mio cuore si fermò.
Chi era?
La porta si aprì e vidi un uomo entrare. Era un uomo alto e magro, con un lungo mantello nero.
Aveva gli occhi rossi e un sorriso sinistro.
“Ciao”, disse con una voce rauca. “Sono venuto a prenderti.”
Non riuscivo a parlare. Ero troppo spaventato.
L’uomo si avvicinò a me e mi afferrò per il braccio.
“Vieni con me”, disse.
Cercai di resistere, ma era troppo forte. Mi trascinò fuori dal vagone e mi portò verso la fine del treno.
Quando arrivammo alla fine del treno, l’uomo mi spinse in un piccolo vano.
Era buio e umido.
L’uomo chiuse la porta e mi lasciò lì, al buio.
Sentivo il treno che continuava a viaggiare, ma io ero intrappolato in quel piccolo vano, al buio, con la paura che mi attanagliava il cuore.
Non sapevo cosa mi sarebbe successo.
Ma sapevo che non volevo saperlo.
GIUSEPPE GALLO © 2024, TUTTI I DIRITTI RISERVATI