Romolo e Remo: I Primi ‘Cuccioli’ di Lupi Geneticamente Modificati

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“Quello che state ascoltando è il primo ululato del lupo del pleistocene mai risuonato da 10mila anni a questa parte”. Beh, quasi. Diciamo che i vagiti acuti di due batuffoli bianchi di sei mesi, Romolo e Remo, fanno un po’ fatica a catapultarci direttamente all’era dei mammut lanosi. Ma la Colossal Biosciences, la geniale (e auto-proclamata tale) biotech texana, non bada a sottigliezze. Loro sanno come far sognare (e come attirare investimenti da capogiro, pare abbiano raggiunto i 10 miliardi!).

Dai loro laboratori di Dallas, con un pizzico di ingegneria genetica e una generosa dose di immaginazione, sono nati questi due “cuccioli prodigio”. Secondo la Colossal, sarebbero i primi lupi del Pleistocene a calcare (o meglio, zampettare) la Terra dopo la loro dipartita 10mila anni fa. La scienza, con la sua solita pignoleria, li definisce più prosaicamente due lupi grigi contemporanei con una ventina di geni “vintage”.

Questi geni, recuperati da un dente di 11.500 anni e da un osso cranico di ben 72mila anni fa, sono stati meticolosamente ricostruiti e poi “innestati” negli embrioni di lupi grigi moderni. Risultato? Romolo e Remo, due esemplari con un manto bianco e folto da fare invidia a un orso polare e una stazza… beh, per ora sono cuccioli, diamogli tempo.

“Romolo e Remo – gongola la Colossal – sono i primi animali de-estinti!”. Nati nell’ottobre 2024, sarebbero stati riportati in vita grazie a questo “viaggio nel tempo genetico”. Poco dopo si è unita alla “famiglia” Khaleesi, una femminuccia di due mesi. I tre “ibridi” scorrazzano felici in un recinto top-secret nel nord degli Stati Uniti, probabilmente con l’aria condizionata a palla per non sciogliere tutta quella pelliccia.

Un Meta-Lupo… o quasi

I lupi grigi attuali condividono il 99% del DNA con i loro antenati pleistocenici. Quel famoso 1% fa la differenza, soprattutto per quanto riguarda il look “effetto neve”. Romolo, Remo e Khaleesi sfoggiano un pelo bianco e folto che farebbe impallidire qualsiasi lupo grigio standard.

Ma attenzione a definirli perfetti cloni del passato! L’enocione, il lupo del Pleistocene, era sì simile al lupo grigio per dimensioni, ma vantava denti da trituratore di ossa e un morso capace di far fare una brutta fine a mastodonti e bisonti. Pare che i nostri “revival” genetici non abbiano ancora ricevuto in dotazione la “mandibola deluxe” dei loro antenati. Forse per non spaventare troppo i postini.

E chissà, magari l’estinzione dell’enocione fu colpa nostra, sempre pronti a far sparire le prede più interessanti. Dalla loro storia leggendaria deriva la figura del metalupo che tanto ci ha fatto compagnia nel “Trono di Spade”. Peccato che Romolo e Remo, al momento, sembrino più adorabili palle di pelo che feroci guerrieri preistorici.

Dalla Lana di Mammut al Dodo Risorto: Il Futuro (Forse) è nel Passato

La Colossal non si accontenta di ululati “quasi” pleistocenici. La loro ambizione è degna di un film di fantascienza: resuscitare un intero zoo di specie estinte, dal maestoso mammut all’improbabile dodo, fino al diavolo della Tasmania (che poi, era già estinto una volta, non vorremmo dargli cattive abitudini).

Dimenticate la clonazione alla “Jurassic Park”. Il DNA dei lupi del Pleistocene è troppo malandato per una resurrezione in stile “copia e incolla”. La Colossal preferisce un approccio più “soft”: partire da animali esistenti e, con la magica forbice genetica Crispr, tagliare e cucire qua e là fino a ottenere un vago (si spera) ricordo dell’originale.

Ricordate i “topi lanosi” annunciati un mese fa? Roditori con un vago accenno di pelliccia da mammut. La differenza con l’originale era abissale, ma la Colossal non si era fatta problemi a sbandierare il “primo passo verso la de-estinzione del mammut!”.

E anche stavolta l’entusiasmo non manca. “Questo momento segna non solo una pietra miliare per noi, ma anche un balzo in avanti per la scienza, la conservazione e l’umanità!”, hanno twittato con la modestia che li contraddistingue.

La Scienza alza un Sopracciglio (Peloso)

Gli scienziati, notoriamente meno inclini a facili entusiasmi, mantengono un certo scetticismo. Philip Seddon, zoologo dell’Università di Otago, è lapidario: “Romolo e Remo non sono due lupi del Pleistocene, sono due lupi di oggi geneticamente modificati”.

D’altronde, lupi attuali e quelli del Pleistocene si sono separati evolutivamente sei milioni di anni fa. “Dal punto di vista evolutivo – aggiunge Seddon – lo sciacallo africano è la specie più vicina all’enocione. Al momento, nonostante il gran lavoro fatto dalla Colossal, l’estinzione resta irreversibile”.

Insomma, chapeau per l’ingegno e il marketing della Colossal, ma forse è il caso di prendere questi “ritorni dal passato” con un pizzico di ironia. Romolo e Remo saranno pure adorabili, ma tra un ululato e l’altro, la strada per rivedere un branco di veri lupi del Pleistocene sembra ancora… preistorica.

Giuseppe Gallo

Giuseppe Gallo

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