Negli ultimi giorni, il conduttore radiofonico e DJ Mitch, voce storica di Radio 105, è stato oggetto di un’ondata di odio online a seguito di un clamoroso fraintendimento. Migliaia di messaggi carichi di violenza e minacce hanno preso di mira non solo lui, ma anche la sua famiglia, creando un clima di terrore ingiustificato e ingiustificabile.
Tutto ha avuto origine da una falsa attribuzione: alcune dichiarazioni contro Jin dei BTS e il suo nuovo singolo “Running Wild”, mai pronunciate da Mitch, sono state diffuse in rete come verità assoluta, scatenando una reazione incontrollata. Il conduttore ha voluto chiarire la sua posizione con fermezza:
«Non ho mai offeso Jin né i BTS. Sono totalmente contrario a qualsiasi forma di odio e discriminazione. La mia famiglia ed io siamo bersagli di un attacco feroce e senza motivo. Chiedo a tutti di fermarsi e riflettere: l’odio non si combatte con altro odio. Mi auguro che chiunque abbia diffuso false informazioni si assuma le proprie responsabilità e rettifichi. Quando un messaggio di questo tipo diventa virale, si perde di vista l’umanità. Dietro uno schermo ci sono persone reali, con famiglie, sentimenti e dignità. Questo non può essere il futuro della comunicazione online.»
Jin, da simbolo di inclusione, è diventato il pretesto per alimentare intolleranza, un paradosso che fa riflettere su quanto un’icona di rispetto e accettazione possa trasformarsi in poche ore in motivo di attacco e divisione.
«Jin e i BTS – prosegue Mitch – hanno sempre rappresentato inclusione e accettazione, promuovendo messaggi contro il bullismo e a favore dell’amore per se stessi. È assurdo che proprio il suo nome venga oggi strumentalizzato per diffondere violenza e rancore. I miei figli sono sotto shock, piangono e hanno paura di uscire. Il web dovrebbe unire, non distruggere. Trovo inconcepibile che nel 2025 si verifichino ancora episodi di violenza online di questa portata. Mi appello al buon senso di tutti: fermiamoci. L’odio è un virus e possiamo sconfiggerlo solo con responsabilità e rispetto.»
Questa vicenda dimostra quanto il cyberbullismo non sia solo un problema virtuale, ma una minaccia reale, capace di insinuarsi nella quotidianità ben oltre lo schermo.
«Il mondo digitale dovrebbe essere un’opportunità – conclude Mitch –, non un’arma. Oggi tocca a me, domani potrebbe toccare a chiunque. Siamo in un’epoca in cui abbiamo finalmente la possibilità di esprimere le nostre opinioni, e possiamo farlo in tanti modi, ma niente e nessuno ci dà il diritto di distruggere gli altri con la violenza. Il web non può diventare un’arena di scontro. Il potere delle parole è enorme: possono distruggere, ma anche costruire. Scegliamo di usarle per unire, non per dividere.»
L’appello finale è non alimentare le polemiche e rendere questa esperienza un’occasione per promuovere rispetto e consapevolezza digitale.