CREEPYPASTA – L’Ombra della Caverna

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Non tutte le ombre spariscono con la luce del giorno; alcune ti seguono per sempre, portando con sé il sussurro inquietante di una caverna dimenticata sulla spiaggia.

Era una calda giornata d’estate, il sole splendeva alto nel cielo azzurro e le onde del mare lambivano dolcemente la riva. La spiaggia era affollata di famiglie, bambini che costruivano castelli di sabbia e ragazzi che giocavano a pallavolo. Sembrava una giornata perfetta.

Tra la folla, c’era Sara, una giovane donna che cercava di godersi un po’ di tranquillità lontano dalla città. Aveva trovato un angolo meno affollato della spiaggia, vicino a delle rocce, e si era sistemata lì con il suo telo, un libro e una bottiglia d’acqua. Mentre leggeva, si accorse che il sole iniziava a calare e la spiaggia a svuotarsi. Tuttavia, un senso di inquietudine cominciò a pervaderla.

Sara decise di fare una passeggiata lungo la riva per rilassarsi. Mentre camminava, notò qualcosa di strano tra le rocce. Sembrava una caverna nascosta, parzialmente sommersa dall’acqua. La curiosità ebbe la meglio su di lei e si avvicinò. La caverna sembrava emanare un’energia misteriosa e inquietante.

Con il cuore che batteva forte, Sara entrò nella caverna. All’interno, la temperatura era stranamente più fredda e l’aria era pesante. Le pareti erano coperte di alghe e muschio, e l’odore di salsedine era quasi soffocante. Avanzando, la luce esterna si affievoliva sempre di più finché Sara si trovò immersa nell’oscurità totale.

Accese la torcia del suo telefono e continuò a esplorare. Ad un tratto, il fascio di luce illuminò qualcosa di spaventoso: c’erano delle incisioni sulle pareti, rappresentazioni di figure umane in posizioni contorte, come se fossero state dipinte in preda al dolore e alla paura. Sara sentì un brivido lungo la schiena, ma la curiosità era troppo forte per tornare indietro.

Più avanzava, più le incisioni diventavano dettagliate e inquietanti. In lontananza, sentì un rumore di gocciolamento, ma non sembrava acqua. Arrivò in una grande camera naturale, il cui centro era occupato da una pozza d’acqua scura. Quando si avvicinò, vide che l’acqua non era solo scura, ma sembrava quasi pulsare, come se fosse viva.

All’improvviso, un’ombra si alzò dalla pozza. Sembrava una figura umana, ma i suoi contorni erano sfocati, e gli occhi erano due fessure nere che sembravano perforare l’anima. Sara indietreggiò terrorizzata, ma sentì qualcosa afferrarle la caviglia. Guardò in basso e vide una mano scheletrica che la teneva saldamente.

Cercò di liberarsi, ma la presa era troppo forte. L’ombra si avvicinava sempre di più, e Sara poteva sentire un sussurro gelido che le riempiva la mente, parole incomprensibili che la facevano rabbrividire. Con uno sforzo disperato, riuscì a liberarsi e corse verso l’uscita.

Mentre usciva dalla caverna, il sole era ormai tramontato e la spiaggia era deserta. Sara corse verso la sua macchina senza voltarsi indietro, sentendo ancora il sussurro inquietante nelle orecchie. Una volta al sicuro nella sua auto, si rese conto che il suo telefono era scomparso, come se fosse stato risucchiato dalla caverna.

Tornata a casa, Sara cercò di dimenticare quell’esperienza, ma ogni notte sognava la caverna e l’ombra. Il sussurro diventava sempre più forte, finché un giorno non riuscì più a distinguere il sogno dalla realtà. Decise di tornare alla spiaggia per affrontare il suo incubo, ma quando arrivò, la caverna era scomparsa, come se non fosse mai esistita.

Da allora, Sara non fu più la stessa. L’ombra sembrava seguirla ovunque, e il sussurro riempiva le sue giornate. Nessuno le credeva, ma lei sapeva che quella giornata in spiaggia le aveva rubato qualcosa di prezioso: la sua sanità mentale.

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Giuseppe Gallo

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