Mathilde Montoro: L’Alchimia Musicale che Sfida l’Omologazione Sociale

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La band dei Mathilde Montoro ci raccontano in esclusiva il loro singolo di debutto “Quello che io ho”.

Come è nato il progetto Mathilde Montoro e quale è stata la scintilla che vi ha portato a formare questo trio?

Tutti e tre eravamo da tempo attivi in altre formazioni, ma avevamo anche avuto diverse occasioni di suonare insieme. Queste occasioni ci hanno dato l’opportunità di conoscerci sia come persone che come musicisti. L’alchimia è scattata subito ed il passo di impegnarci in un nuovo progetto comune è stato molto naturale. 

“Quello che io ho” esplora il tema dell’autenticità in una società confusa e omologata. Potete raccontarci cosa vi ha ispirato a scrivere questo brano e come avete affrontato questo tema nella vostra musica?

La fonte di ispirazione è proprio il mondo che ci circonda. La società attuale impone i propri ritmi, le proprie regole e mette costantemente tutti sotto forte pressione. Per riuscire a destreggiarsi in questa situazione a volte sembra molto più facile adeguarsi, omologarsi e questo porta inevitabilmente alla perdita di un po’ della nostra identità. E’ più facile farsi trasportare dal vento che contrastarlo. Così facendo però si finisce con il perdersi un po’, a perdere un po’ della nostra identità e molte delle piccole cose particolari che ci rendono magari imperfetti, ma unici. “Quello che io ho”, parla di due persone che, anche in mezzo a una folla, in mezzo al rumore, riescono comunque a trovarsi, a riconoscersi. Come i protagonisti del brano, tutti dovremmo essere in grado di riconoscere in mezzo a una folla noi stessi, le cose e le persone che per noi sono importanti.

La registrazione in presa diretta e il mixaggio interno del vostro singolo rappresentano una scelta particolare. Quali sono stati i vantaggi e le sfide di questo approccio nel processo creativo e produttivo?

Avevamo delle cose da dire e volevamo dirle nel modo più “nostro” possibile. Avendo avuto esperienze in vari studi di registrazione, ma non essendo dei fonici, abbiamo ridotto all’essenziale tutta quella che è la parte “tecnica” che ruota attorno ad un’incisione. Per poter poi avere una registrazione che rispecchiasse al meglio il nostro modo di fare musica, abbiamo inciso le parti ritmiche di basso, chitarra e batteria in presa diretta. L’abbiamo ritenuto più stimolante, più onesto ed il risultato si avvicina maggiormente alla dimensione live della band, dimensione nella quale ci troviamo particolarmente a nostro agio.

4. Quali sono le vostre principali influenze musicali e come queste hanno contribuito a definire il vostro stile unico e l’equilibrio tra melodie leggere e sonorità intense?

Una delle cose che ci unisce è che tutti e tre ascoltiamo la musica apprezzandone tutti gli aspetti e le sfumature. Pur prediligendo le chitarre distorte, le ritmiche serrate, i bassi e le batterie aggressivi, ascoltiamo volentieri e con attenzione qualunque genere musicale. Ci piace che un brano abbia un senso, una musicalità, la capacità di suscitare emozioni o reazioni. Non deve essere un puro esercizio di stile. Cerchiamo quindi, nella nostra musica, di costruire linee di cantato melodiche, ma supportate da ritmiche con sonorità che non siano troppo prodotte, troppo “edulcorate”. Ne nasce un contrasto che rappresenta meglio quello che siamo. Dopotutto, i contrasti non sono parte integrante della vita di tutti?

anynamenews

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