Creepypasta – L’Ultima Sonata: Il Fantasma del Pianoforte Maledetto

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Ogni notte di tempesta, le note lugubri di un pianoforte risuonano nel vento, e chiunque osi ascoltarle è destinato a scomparire, inghiottito dall’ombra di un fantasma in cerca di vendetta.

C’era una volta un piccolo villaggio italiano, immerso tra le colline, famoso per una leggenda oscura che nessuno osava raccontare a voce alta. Nel centro del villaggio, nella vecchia villa degli Alberti, riposava un pianoforte a coda antico, elegante e dall’aria imponente. Nessuno si avvicinava a quel pianoforte, e chi osava farlo, non tornava mai più.

La storia iniziò nel 1887, quando il celebre pianista Vittorio Alberti, un uomo dall’immenso talento e dall’animo tormentato, acquistò quel pianoforte. Era uno strumento unico, costruito su misura da un oscuro liutaio che abitava nelle montagne. Vittorio trascorreva ore a suonare melodie malinconiche, come se volesse liberarsi di un dolore profondo. Una notte, durante una tempesta furiosa, la villa fu scossa da un urlo agghiacciante. Quando i servitori accorsero, trovarono Vittorio morto, con il volto contorto in un’espressione di puro terrore e le mani ancora aggrappate ai tasti.

La villa cadde presto in rovina, e la leggenda del pianoforte maledetto iniziò a diffondersi. Ogni volta che qualcuno tentava di suonare quel piano, scompariva senza lasciare traccia. I pochi che riuscivano a fuggire raccontavano di aver visto un’ombra oscura, con occhi rossi come il fuoco, emergere dal pianoforte mentre suonavano.

Negli anni ’90, un giovane pianista di nome Marco decise di sfidare la leggenda. Appassionato di storie di fantasmi e attratto dall’idea di risolvere il mistero, si recò alla villa, ormai avvolta da rovi e vegetazione. Quando mise piede nella stanza del pianoforte, sentì un brivido gelido scorrergli lungo la schiena. Ignorando il senso di inquietudine, si sedette e iniziò a suonare.

Le note iniziarono a riempire la stanza, ma presto si trasformarono in un lamento lugubre. Marco sentì qualcosa che gli stringeva il cuore, come se mani invisibili lo stessero afferrando. Tentò di alzarsi, ma le sue mani sembravano incollate ai tasti. Davanti ai suoi occhi spalancati, l’ombra prese forma, avvicinandosi lentamente. Gli occhi rossi del fantasma lo fissavano, e Marco capì di aver commesso un errore fatale.

Il giorno seguente, i paesani trovarono la villa in fiamme. Del pianoforte non rimase traccia, e di Marco, solo un nome sussurrato dal vento. La leggenda dice che il fantasma di Vittorio Alberti, intrappolato nello strumento da un’antica maledizione, cercava vendetta su chiunque tentasse di suonare le sue note maledette.

Ancora oggi, nelle notti di tempesta, si dice che si possa udire un pianoforte suonare nel vento, e chiunque ascolti quella melodia è destinato a scomparire, inghiottito dall’ombra di un fantasma che non trova pace.

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Giuseppe Gallo

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