Quattro atti profani sono stati i primi testi teatrali scritti da Antonio Tarantino. Pubblicati nel 1997 da Ubulibri. Stabat mater, Passione secondo Giovanni, Vespro della Beata Vergine, Lustrini: questo quartetto rimane forse il segno più caratteristico e dirompente del suo teatro che, se da un lato non dimentica le esperienze drammaturgiche di Pasolini e Testori, dall’altro ha una fortissima carica di originalità coraggiosamente fuori dal tempo.
Blasfemo, scorretto, sboccato, politicamente scorretto, Antonio Tarantino è un autore che non ha sorrisi benevoli nè parole di compromesso. Morto a Torino nel 2020, è stata una delle “scoperte” teatrali più feconde di Franco Quadri perchè la forza delle sue storie si coniuga bene con la maestosa potenza della lingua contro il conformismo imperante.
Sabato 20 gennaio alle ore 20.45 e domenica 21 gennaio alle ore 18.30 prende vita con queste premesse il LUSTRINI di Luca Toracca, che con la sua regia porta sul palcoscenico il dialogo ossessivo tra i due anziani barboni Lustrini e Cavagna.
Toracca, socio fondatore del Teatro dell’Elfo e attore in moltissime produzioni della compagnia ha collaborato, tra gli altri, con Mario Missiroli per I giganti della montagna di Pirandello e con Enrico Maria Salerno. Ha lavorato con Gabriele Salvatores in numerosi spettacoli diretti dal regista premio Oscar, come Helzapoppin, Comedians ed Eldorado.
Questa volta ad accompagnarlo sul palcoscenico, il salentino Ivan Raganato, attore di teatro e di cinema, ma anche direttore della scuola d’arti varie Scena Muta di Copertino (Le).
Cavagna è sanguigno, “uomo di natura” come dice lui. Lustrini è un poeta, un sognatore, un uomo di cuore. Sono due barboni, vivono in strada o negli ospizi, quando capita. Lustrini voleva fare il “cine”.
Omosessuale, iscritto al Pci, andava a vendere l’Unità casa per casa ed è finito a fare prima il maestro e poi marchette in strada. Cavagna il “cine” lo ha fatto davvero, ma si è giocato tutto al biliardo, con donne e uomini indifferentemente e con l’alcol. Ora ce l’ha a morte con i migranti e gli africani che butterebbe volentieri a mare e con gli omosessuali a cui, pure, si concede.
Insieme pianificano di derubare un famoso chirurgo, al fine di migliorare la loro condizione di vita e non dover più lottare per la sopravvivenza quotidiana. Il bottino garantirebbe loro un ricovero e una tavola di maggiore dignità rispetto alla vita di strada cui sono destinati.
Il loro rapporto è fatto di litigi, di violenza, di umiliazioni e di sopraffazioni…solo alla fine, quando il loro rapporto tragicamente si interrompe, riemergerà il vero significato di questa unione.