Vendo e Compro: La Sinergia Poetica e Musicale dei P.d.C. nell’Ex Italsider di Bagnoli

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I P.d.C. (Poetica Da Combattimento) ci raccontano in esclusiva il loro nuovo singolo “VENDO E COMPRO” (Overdub Recordings).

Il vostro nuovo singolo “Vendo e Compro” utilizza immagini suggestive per esprimere desideri e rifiuti attraverso l’anafora. Come è nata l’idea di questo brano e quali sono le principali influenze musicali e poetiche che hanno guidato la sua creazione?

La musica è sviluppata attorno a questo arpeggio mantrico. Un arpeggio di matrice mediorientale sviluppato all’interno di armonie occidentali. L’arrangiamento esisteva da tempo ma non riuscivamo a trovare il testo giusto. Quando Alfonso (autore dei testi e voce dei P.d.C.) ha proposto questa poesia ci è sembrato che tutto si incastrasse senza forzature ed è nato il brano. il testo trae ispirazione dal Don Chisciotte della Mancia ma c’è anche una forte influenza di Mariangela Gualtieri.

Il videoclip di “Vendo e Compro” è stato girato nell’ex Italsider di Bagnoli, un luogo carico di storia e significato. Potete raccontarci di più sul processo di scelta di questa location e su come essa si collega al messaggio del brano?

In primis sia Ruben che Alfonso sono di Bagnoli, con una storia familiare molto legata a quel posto. Con Francesco Rocco, il regista del videoclip, c’era da tempo l’intenzione di fare un lavoro proprio nel cantiere dismesso. Francesco ha pensato al video in reverse sin da subito, lo vedeva già così, svolgersi all’inverso “da una progressista involuzione ad un ritorno all’essenza”. L’ex Italsider di Bagnoli rappresenta la regressione ed il degrado camuffati da progresso. Era perfetto. Oltre ovviamente alla suggestione e alla potenza visiva che riesce ad offrire.

Il vostro stile musicale unisce rock, spoken word, sonorità noise e poesia. Come avete sviluppato questo particolare approccio e quali sono le sfide e le soddisfazioni nel combinare questi elementi diversi nei vostri lavori?

In principio il progetto è nato per essere uno spettacolo teatrale poetico, quindi c’è stato un lungo processo che ci ha portato a trasformarlo in un album. La sfida è di condurre la poesia, dunque la parola, al centro di tutto. Il rock, come il noise, sono elementi che vanno a rinforzare e, a volte, anche a contrastare i testi nell’arco di tutto il disco. La soddisfazione più grande è stata riuscire a produrre qualcosa che rispecchiasse esattamente quello che avevamo in testa.

La vostra band, P.d.C. (Poetica Da Combattimento), si distingue per il tentativo di “liberare la parola da qualunque tentazione retorica”. Potete approfondire questo concetto e spiegare come si riflette nella vostra musica e nei vostri testi?

Il disco che abbiamo prodotto rischiava di entrare in una dinamica dove la musica e la parola, viaggiando su due binari paralleli, non si incrociavano mai. E quindi le interpretazioni dei brani sembravano cadere in una sorta di retorica o reading poetico. Grazie soprattutto al produttore artistico Ruben Iardino, siamo riusciti a conciliare i due linguaggi artistici, fondendoli in un unico corpo. 

anynamenews

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