I SANDFLOWER ci raccontano, in esclusiva, il loro nuovo album “Lieve”.
Qual è stato il processo creativo dietro la realizzazione di “Lieve”? Avete affrontato qualche particolare sfida o trovato nuove ispirazioni durante la produzione dell’album?
“Lieve” è nato da sé in un periodo difficile come quello post pandemia. Non avevamo in mente di fare un nuovo album, come tante altre band volevamo solo sopravvivere. Abbiamo trovato la nostra salvezza scrivendo nuova musica, facendoci influenzare da nuovi stimoli; evolverci cercando nuovi orizzonti sonori è stata sicuramente la sfida più grande.
In che modo il vostro sound è evoluto dal vostro primo album omonimo “Sandflower” a “Lieve”? Ci sono stati cambiamenti significativi nel vostro approccio alla composizione e alla produzione musicale?
La nostra intenzione è sempre stata quella rimanere fedeli al nostro sound, cercando al contempo di evolverlo rendendolo più moderno e interessante all’ascolto, lavorando sulla produzione. Possiamo affermare che Il primo album fu un’antologia di pezzi composti negli anni precedenti; si trovano brani molto diversi fra loro, col senno di poi, non tutti perfettamente a fuoco. In “Greve” e ulteriormente in “Lieve” abbiamo cercato di mettere l’ascoltatore al centro dell’attenzione, focalizzando maggiormente l’attenzione sulla composizione per rendere i pezzi sia diretti che ricercati.
“Lieve” esplora diverse tematiche legate alla condizione umana e all’esperienza dell’isolamento. Quali eventi o riflessioni personali vi hanno maggiormente influenzato nella scrittura dei testi di questo album?
La fonte di ispirazione dei nostri testi è la quotidianità che ci circonda. Non ci sono stati eventi particolari che hanno veicolato la scrittura dei brani; le riflessioni all’interno dei testi di “Lieve” sono tutte basate su fatti dei nostri tempi. Si parla, tra le altre cose, della frenesia della vita nella società occidentale moderna, della violenza di genere, della crisi climatica a delle politiche di respingimento attuate da molti governi.
Avete collaborato con altri artisti o produttori per la realizzazione di “Lieve”? Quali sono le vostre principali influenze musicali e come si riflettono nel nuovo album?
In “Lieve” abbiamo collaborato con Carlodeath (Mexican Chili Funeral Party, Kenshiro Nine Holes) autore del testo e voce principale nel brano “Supernova”. Il maestro Alessandro Carugo (KnK, solista) ha impreziosito le composizioni con sintetizzatori analogici e digitali. Davide Tavecchia (Army of the Universe, Kult of the Skull God) ha completato il tutto con campionamenti e un’attenzione minuziosa ai dettagli di produzione. Nel corso degli anni gli ascolti di ciascuno di noi hanno percorso strade diverse, alcuni esempi di band che ci stanno influenzando attualmente sono: Bachi da Pietra, Wheel, Long Distance Calling e Incubus. In fase di composizione poi, ci viene naturale fare sintesi delle idee che arrivano da questi ascolti diversi, creando cosi la nostra personale proposta musicale. Il fatto stesso che non riusciamo ad etichettarci in un solo genere è un valore aggiunto ed è frutto di questa eterogeneità.